giovedì 30 giugno 2011

Impianti fotovoltaici stand alone

Esistono impianti fotovoltaici non allacciati alla rete che si chiamano stand alone, ovvero a isola, che diversamente dagli impianti "grid connect" di cui si parla più spesso, vivono una vita a se, poiché non sono interconnessi alla rete pubblica di distribuzione. L'impianto fotovoltaico stand alone provvede direttamente alla produzione e all'erogazione dell'elettricità necessaria per l'intero fabbisogno energetico; in altri termini, si tratta di un impianto fotovoltaico elettricamente isolato e autosufficiente. Rispetto agli impianti connessi, cambiano alcune cose: dal punto di vista tecnico, questi impianti necessitano obbligatoriamente di un accumulatore di energia, e di alcuni altri accorgimenti, mentre dal punto di vista economico, non possono naturalmente usufruire delle tariffe incentivanti messe a disposizione dal GSE. Al pari delle batterie, non è da meno il ruolo del dispositivo interposto tra il pannello e la batteria - il cosiddetto "regolatore di carica" - che riveste una grande importanza nell'efficienza dell'impianto. La sua funzione è, infatti, quella di regolare il flusso di energia elettrica dai pannelli alle batterie, evitando che queste ultime si carichino o si scarichino troppo, cosa che ne potrebbe causare il danneggiamento. Detto questo, il funzionamento di questi impianti è alquanto intuitivo: i pannelli fotovoltaici catturano l'energia solare nelle ore diurne e in presenza di luce e vanno ad alimentare la batteria-accumulatore. Nelle ore notturne, o in assenza di luce, l'enerhia accumulata viene rilasciata al sistema. Per quanto riguarda l'efficienza dell'impianto, valgono le stesse regole più volte richiamate per i pannelli connessi alla rete: l'inclinazione dei pannelli fotovoltaici e la loro esposizione ne determinano il rendimento e anche in questo caso la producibilità dell'impianto è massima se i pannelli sono orientati a sud. Laddove possibile, dunque, si consiglia di dotare l'impianto di un sistema di inseguimento del Sole. Gli impianti fotovoltaici stand alone sono perfetti per la segnaletica stradale fotovoltaica, lampioni, baite e abitazioni isolate, imbarcazioni e camper.Questi impianti, inoltre, possono essere anche una soluzione vantaggiosa in quelle situazioni in cui i consumi di energia sono talmente bassi da non giustificare il costo dell'allacciamento alla rete.

Cosa serve per realizzare un impianto fotovoltaico stand alone?

  1. Il campo fotovoltaico, composto da uno o più moduli fotovoltaici, senza il quale non si potrebbe catturare l'energia solare.
  2. Il regolatore di carica, che gestisce e stabilizza l'energia raccolta all'interno del sistema; serve ad ottimizzare la durata di vita delle batterie, poiché provvede a distaccare il campo fotovoltaico dalla batteria nel caso in cui quest'ultima sia carica e nei casi di bassa tensione (cioè in assenza di luce) o di ritorni di tensione dall'accumulatore al modulo.
  3. Le batterie, indispensabili per accumulare l'energia non utilizzata e per renderla disponibile quando i pannelli non sono in grado di soddisfare la richiesta energetica, per esempio di notte. Possono essere presenti una o più batterie ricaricabili, connesse in serie o in parallelo. 
  4. L'inverter, che serve a convertire la corrente continua (DC) in corrente alternata (AC), cioè in quella utilizzabile dagli elettrodomestici.

mercoledì 29 giugno 2011

Certificazione energetica Leed e Cened

Leed è un sistema di certificazione volontaria che può essere applicato a qualsiasi tipo di edificio e concerne tutto il ciclo di vita dell'edificio stesso, dalla progettazione alla costruzione. Valuta le prestazioni degli edifici in base al risparmio energetico e idrico, alla riduzione delle emissioni di CO2, fino al miglioramento della qualità ecologica degli interni. Il costo varia in funzione della superficie. Per un edificio di circa 5.000 mq sono necessari circa 5.000 euro.

La certificazione Cened, invece, è obbligatoria in Lombardia; l'attestato contiene una scala strutturata su otto livelli che certificano il consumo di energia primaria per il riscaldamento invernale degli edifici. L'attestato dura dieci anni e la spesa da mettere in conto è di 300 euro per un appartamento, ma può superare i 5.000 euro per gli edifici.

martedì 28 giugno 2011

Certificazione ICMQ sistema edificio

La certificazione energetica ICMQ sistema edificio è uno schema di certificazione volontaria degli edifici, sviluppato da ICMQ, che valuta e certifica congiuntamente o singolarmente il livello di soddisfacimento di diversi requisiti: dal contenimento energetico, al benessere termico o acustico, fino ai requisiti legati alla luminosità o al consumo delle risorse idriche. La spesa indicativa per ottenere la certificazione ICMQ sistema edificio è di circa 1.000 euro per i piccoli edifici, mentre per edifici di media grandezza si devono mettere in conto circa 3.000 o 4.000 euro.

Certificazione Itaca ed Esit

Itaca è un protocollo a cui si può aderire su base volontaria in fase di progettazione, collaudo o esercizio dell'immobile e contempla la certificazione di edifici residenziali, indistriali, commerciali. Il costo della certificazione è variabile in funzione della destinazione d'uso dell'edificio e della sua superficie. Per un condominio di piccole dimensioni la spesa si aggira attorno ai 1.500 euro.

Esit, invece, è la nuovissima certificazione ambientale degli edifici made in Italy che è stata presentata all'iniozio dell'anno e il cui acronimo sta a significare, appunto, Edilizia Sostenibile Italiana. Questa certificazione volontaria è basata sul Protocollo Itaca ed ha un costo di circa 1.000 euro per un edificio di piccole dimensioni.

lunedì 27 giugno 2011

Certificazione energetica Casaclima

La certificazione energetica Casaclima è ormai sinonimo di edilizia ecosostenibile, un edificio che abbia ricevuto questa certificazione può addirittura fruire di mutui agevolati per le case ecosostenibili. Casaclima A (fabbisogno energetico inferiore a 30 kWh/mq per anno) e Casaclima B (fabbisogno energetico inferiore ai 50 kWh/mq per anno). Il costo della certificazione energetica Casaclima varia in funzione della superficie e va indicativamente da un minimo di 1.500 euro fino ad un massimo di 5.000 euro. La variante Casaclima Più prende in considerazione l'uso di fonti rinnovabili. La certificazione energetica Casaclima piò essere richiesta anche al di fuori della Provincia di Bolzano e la procedura per ottenerla è assai rigida, rigorosa e consta di 10 fasi successive:
  1. compilazione del modulo di richiesta;
  2. compilazione della lettera di impegno;
  3. calcolo delle tariffe;
  4. progetto Casaclima;
  5. certificati di prova;
  6. documentazione fotografica;
  7. crono programma delle fasi del cantiere;
  8. check list;
  9. altra documentazione aggiuntiva (Schede tecniche dei materiali, porte, finestre utilizzati);
  10.  documentazione digitale su cd.
Documentazione Per Certificazione CasaClima

Iter per realizzare un impianto fotovoltaico

La realizzazione di un impianto fotovoltaico richiede un iter ben stabilito. Una volta scelto il progettista o l'azienda installatrice, hanno inizio gli aspetti più burocratici: il soggetto responsabile dell'impiantodovrà provvedere ad informarsi presso l'ufficio comunale competente sull'iter autorizzativo da seguire e richiedere le autorizzazioni previste e il permesso di costruzione dell'impianto e a mettersi in contatto con il gestore della rete locale (A2A, Enel, Acea, Aem, Asm, eccetera) per richiedere la connessione dell'impianto alla rete. Nel caso di realizzazione di impianti di potenza non superiore a 200 kW, il soggetto responsabile dovrà inoltre specificare se desidera avvalersi del servizio di scambio sul posto per l'energia elettrica prodotta. Il gestore di rete elettrica locale comunica al soggetto responsabile dell'impianto il punto di allaccio alla rete, unitamente al preventivo economico e ai tempi di realizzazione; a questo punto, il soggetto responsabile accetterà il preventivo e chiuderà il rapporto contrattuale con il gestore di rete locale. Una volta realizzato l'impianto, il soggetto responsabile, inoltrerà al gestore di rete locale la comunicazione di conclusione dei lavori; solo a questo punto, il gestore di rete locale provvederà ad allacciare l'impianto alla rete elettrica. Infine, si ricorda che il meccanismo di scambio sul posto e il meccanismo degli incentivi sono a carico del GSE: le letture arrivano dal distributore per gli incentivi e dal venditore per lo scambio sul posto.

sabato 25 giugno 2011

Quando conviene lo scambio sul posto?

Tra i tanti aspetti legati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, quello dello scambio sul posto sembra essere tra i meno chiari. Vuoi perché le cose sono cambiate in corso d'opera, dall'1 gennaio 2009 il contributo viene erogato direttamente dal GSE e non più dai distributori di energia, vuoi perché capita di fare confusione tra incentivi del Conto Energia e contributo dello scambio sul posto, sta di fatto che il tema necessita ancora di parecchi approfondimenti. E allora, chiariamolo ancora una volta. Lo scambio sul posto è un meccanismo che consente di valorizzare l'energia, poiché permette di immettere in rete l'energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico (ma anche da altri impianti che producono energie rinnovabili) per poi prelevarla quando sarà necessaria. In altre parole, stando a quanto definito dalla delibera dell'AEEG numero 74/2008, "lo scambio sul posto è un servizio che viene erogato dal GSE su istanza degli interessati. Consente all'utente che abbia la titolarità o la disponibilità di un impianto, la compensazione tra il valore associabile all'energia elettrica prodotta e immessa in rete e il valore associabile all'energia elettrica prelevata e consumata in un periodo differente da quello in cui avviene la produzione". Per prima cosa, dunque, deve essere chiaro che lo scambio sul posto non è un'alternativa agli incentivi del Conto Energia, così come non è neppure un qualcosa a cui sia obbligatorio aderire. Bisogna, infatti, fare due conti, e capire se conviene o no scegliere questo servizio che seppur contenuto, comporta comunque un costo fisso. Detto questo, dunque, quando conviene aderire al regime di scambio sul posto? Lo scambio sul posto è ideale quando, su base annua, la valorizzazione dell'energia elettrica immessa in rete compensi totalmente l'onere energia associato ai quantitativi di energia elettrica prelevata dalla rete. Si ricorda che il GSE rimborsa i costi sostenuti per l'utilizzo della rete (trasporto, dispacciamento) per la totalità dell'energia elettrica scambiata. Inoltre, per gli utenti titolari di impianti alimentati da fonti rinnovabili, è previsto il rimborso degli oneri generali di sistema.

APPROFONDIMENTI: Scambio sul posto o immissione in rete? Cosa conviene di più?

venerdì 24 giugno 2011

Il rendimento di un impianto fotovoltaico dipende anche dal tipo di modulo scelto

Il rendimento dell'impianto fotovoltaico dipende anche dal tipo di modulo che si sceglie, ma ovviamente non esiste il modulo perfetto e dunque anche in questo caso la scelta dipende da numerosi fattori. Il modulo fotovoltaico in silicio amorfo, per esempio, è si il più economico, ma è anche quello con la minor efficienza (che peraltro diminuisce con il passare del tempo) e dunque bisogna installarne un numero maggiore rispetto alle altre tecnologie. Ma questi pannelli hanno un vantaggio: in presenza di cielo nuvoloso, o di ombreggiatura, garantiscono efficienze superiori rispetto ai moduli mono o poli cristallini. Si adattano quindi molto bene in quelle situazioni in cui il cielo terso è un'eccezione e non la regola. Per quanto riguarda i pannelli in silicio mono o poli cristallino, i costi e le efficienze in generale salgono, mentre diminuisce la superficie di ingombro. Questi moduli risentono inoltre della presenza di nubi e di ombre, tanto che fanno registrare una diminuzione della resa anche in presenza di ombreggiamenti parziali di piccole dimensioni. Dunque, generalizzando: i moduli fotovoltaici in silicio monocristallino hanno 'un'efficienza compresa fra il 15% e il 18%, quelli in silicio policristallino hanno un'efficienza compresa fra il 12% e il 15% e, infine, quelli in silicio amorfo hanno un'efficienza tra il 6% e il 10%. Infine, si tenga conto che l'efficienza di un impianto fotovoltaico è influenzata anche dal cosiddetto BOS, e cioè dell'insieme dei componenti elettrici necessari per il trasferimento dell'energia prodotta dal modulo fotovoltaico all'utenza. Un rendimento del BOS superiore all'85% è generalmente considerato accettabile.

giovedì 23 giugno 2011

Come monitorare l'efficienza dell'impianto fotovoltaico

Per monitorare l'efficienza di un impianto fotovoltaico si possono acquisire diversi valori, che possono derivare dalla lettura dei contatori, dei sensori (principalmente quello di irraggiamento) e degli inverter. Fatta questa doverosa premessa, per monitorare il rendimento degli impianti fotovoltaici esistono diversi tipi di sistemi, che vanno da quelli più semplici che acquisiscono appunto i dati del contatore (tipicamente tramite conta impulsi su ingressi digitali) e valori di almeno un sensore di irraggiamento, a quelli che oltre a questi dati hanno la possibilità di acquisire i dati degli inverter. Acquisendo anche i valori dagli inverter, infatti, tramite i cosiddetti allarmi, ci si può accorgere di un eventuale mal funzionamento dell'impianto. Esiste poi un livello ulteriore di monitoraggio, che consiste nel confrontare i dati misurati con i dati di produzione attesa, rilevati sulla base di dati esterni all'impianto, quali per esempio i dati di irraggiamento satellitare. Utilizzando questi dati e un modello opto-elettronico ben fatto dell'impianto, è possibile avere una stima dei malfunzionamenti globali dell'impianto. Questi sistemi permettono di bypassare il tipico provblema di sporcamento legato alla neve, alla salsedine, alla polvere, eccetera. Un sistema di monitoraggio legato a un sensore, infatti, non permetterebbe di evidenziare il problema, poiché si sporcherebbe tanto quanto i moduli. Tra le letture sul contatore e le letture sull'inverter si rilevano delle differenze. Si tenga conto che queste differenze variano da inverter a inverter e vengono tipicamente dichiarate dai costruttori di inverter. L'errore tipico va da qualche punto percentuale, intorno al 3% per inverter di buona qualità, ma può essere anche più consistente. In ogni caso bisogna ricordare che gli inverter non sono misuratori fiscali di energia e quindi non possono assolvere questo ruolo. Infine, i costi. Indicativamente gli impianti più semplici costano circa 400 euro, mentre quelli più complessi possono arrivare anche a 1.500 euro.

mercoledì 22 giugno 2011

Cos'è il Performance Ratio degli impianti fotovoltaici?

Cos'è il Performance Ratio degli impianti fotovoltaici? Il Performance Ratio (PR) è il principale parametro che si utilizza per misurare la resa effettiva media di un impianto fotovoltaico, poiché indica la percentuale di energia realmente disponibile per l'immissione in rete una volta dedotte le perdite energetiche e l'autoconsumo mediata su un certo periodo di tempo. Funziona così: per un dato periodo si osserva l'attività dell'impianto; a questo punto il Performance Ratio è in grado di mettere in relazione l'energia prodotta dall'impianto con l'irradiazione incidente sul piano dei moduli fotovoltaici. In altri termini, il Performance Ratio definisce il rapporto tra il rendimento energetico effettivo e il rendimento teorico e, attenzione, non dipende dall'orientamento dell'impianto e dall'irraggiamento a cui è soggetto l'impianto. Il Performance Ratio si calcola infatti in funzione di altri fattori e per questo motivo è utilizzato per paragonare il rendimento degli impianti ovunque essi siano ubicati. Dal punto di vista matematico il PR è uguale all'energia prodotta dall'impianto, diviso per il PNI, il tutto moltiplicato per Gsrc fratto irradiazione sul piano dei moduli.

PR = (energia prodotta dall'impianto/PNI) * (Gsrc/irradiazione sul piano dei moduli)

Tale formula significa che l'energia prodotta dall'impianto è rapportata alla potenza nominale dell'impianto è rapportata alla potenza nominale dell'impianto (PNI), mentre l'irraggiamento sul piano dei moduli è rapportata all'irraggiamento solare in condizioni standard di riferimento, ossia Gsrc = 1000 W/mq.

Senza voler entrare troppo nel merito, si osservi solo che la quantità di energia prodotta dall'impianto su PNI indica il numero di ore a cui l'impianto fotovoltaico dovrebbe lavorare alla sua potenza nominale per produrre l'energia misurata, mentre la quantità Gsrc sull'irradiazione sul piano dei moduli indica l'inverso del numero di oreche sarebbero necessarie perché sui pannelli incida l'irradiazione misurata se l'intensità della radiazione solare fosse di 1000 W/mq. Aspetti matematici a parte, in parole povere il Performance Ratio definisce il rapporto derivante dal rendimento effettivo e il rendimento teorico dell'impianto fotovoltaico e si esprime in percentuale: più il valore del Performance Ratio sarà vicino al 100%, più efficace sarà il funzionamento dell'impianto. Tuttavia, un valore del 100% è pressoché irraggiungibile poiché nel funzionamento dell'impianto fotovoltaico sono inevitabili delle perdite dovute a diverse cause. In ogni caso un Performance Ratio dell'80% indica un impianto di ottima qualità. Per calcolare il Performance Ratio si è detto che il periodo di osservazione dell'attività dell'impianto è periodico (mesile o annuale). Valori del Performance Ratio calcolati su intervalli più brevi (settimanali o giornalieri) possono essere utili per individuare l'eventuale rottura o il malfunzionamento di alcune componenti dell'impianto fotovoltaico. E' utile ricordare che in inverno il Performance Ratio assume valori maggiori rispetto all'estate (nei periodi freddi è minore la temperatura dei moduli fotovoltaici ed è quindi maggiore la loro efficienza) e solitamente sono compresi tra 0.6 e 0.8. Un valore del Performance Ratio che diminuisce di anno in anno, può indicare un permanente deterioramento delle prestazioni dell'impianto fotovoltaico.

martedì 21 giugno 2011

Quanto rende un impianto fotovoltaico?

Quanto rende un impianto fotovoltaico? Conoscere il rendimento del proprio impianto fotovoltaico significa sapere a priori i guadagni derivanti dagli incentivi e quindi il tempo di rientro dell'investimento. Ma significa anche capire se ci sono intoppi o imprevisti nella produzione di energia.

A impianto efficiente corrisponde maggior guadagno perché più si produrrà energia elettrica, maggiore sarà il guadagno in termini di incentivi messi a disposizione dal GSE. Un ragionamento che fila e che pone in relazione il rendimento tecnico dell'impianto con il suo rendimento economico; rendimento che, al contrario di quel che si sarebbe portati a pensare normalmente, dipende da una serie di questioni e non solo dall'esposizione dell'impianto o dal luogo dove questo viene installato. Le variabili in gioco sono, infatti, moltissime, tanto che, senza alcuna forzatura, si può affermare come ogni impianto, se pur di poco, sia diverso dall'altro. Il rendimento è, infatti, certamente in funzione della località e dell'esposizione ma anche della tecnologia dei pannelli e dell'inverter, da tutti i componenti del BOS (Balance Of System), di quelle ambientali e della diversa combinazione tra tutti questi fattori. Difficile quindi generalizzare; rischia, infatti, di cadere in errore chi, per esempio, pensa che in zone maggiormente soleggiate, come le regioni del meridione, gli impianti fotovoltaici siano comunque più efficienti. Di sicuro è un'affermazione vera in termini generali che, però, tuttavia, non tiene conto del fatto che gli impianti fotovoltaici soffrono le alte temperature, per non parlare della discriminante relativa ai fattori di dimensionamento.

E' vero che l'efficienza di un impianto fotovoltaico è data dal rapporto tra la potenza in uscita e quella in entrata, ma è altrettanto vero che a questo devono essere sottratte le perdite, dovute a una serie di variabili: l'intensità dell'irraggiamento solare, l'angolazione con cui i raggi del Sole incidono sul modulo, la temperatura dei moduli fotovoltaici, il loro sporcamento o ancora peggio il loro aging (invecchiamento), le perdite dell'inverter, le perdite nei collegamenti, eccetera. Tutti fattori che possono portare cali produttivi con evidente ripercussione sugli introiti attesi e dunque sul rientro dell'investimento. Anche i componenti di impianto, oltre i moduli, che si definiscono BOS (Balance Of System), giocano, infatti, un ruolo importante sul rendimento globale dell'impianto, fino al 75% circa e anche oltre. In altri termini, se un impianto ha un BOS con un rendimento del 90% vuol dire che ha delle perdite del 10%, mentre un impianto con un BOS del 75% avrà perdite del 25%. In ogni modo sarebbe riduttivo relegare il discorso del rendimento solo agli impianti grid connected, quelli cioè che possono fruire degli incentivi statali. Il rendimento degli impianti è, infatti, altrettanto importante per gli impianti stand alone, che hanno sulle proprie spalle il compito di dare energia in situazioni in cui la possibilità di allaciarsi alla rete è impossibile o decisamente poco conveniente. Infine, per i più ambientalisti, esiste un altro tipo di rendimento dell'impianto, che va sotto il nome di energy pay back time e che sta ad indicare il tempo che occorre all'impianto per produrre la quantità di energia che è stata necessaria per produrre l'impianto stesso. Un concetto che può apparire di primo acchito contorto, ma che sta a significare l'impatto ambientale del processo industriale di produzione dei pannelli. In questo senso ci sono buone notizie: negli ultimi anni l'energy pay back time è sceso drasticamente e oggi va da uno a tre anni. Il che significa che, considerando una vita media dell'impianto di trent'anni, nei primi tre si ripagherà l'ambiente in termini di energia utilizzata per la produzione dell'impianto, e negli anni successivi, in termini di impatto ambientale, sarà tutto grasso che cola.

lunedì 20 giugno 2011

Cos'è il biogas?

Il biogas è una miscela prodotta dalla fermentazione di materiale organico ed è formato dal 60% circa di metano, dal 35% di anidride carbonica e dal 5% di altri gas. In generale, sono utilizzati scarti agricoli, grassi vegetali, liquami di bovini e deiezioni umane e animali. Esiste un processo di fermentazione che può avvenire in modo naturale, quindi solo con l'accumulo di rifiuti organici, o attraverso l'utilizzo di vasche senza ossigeno per contenere i gas prodotti e velocizzare il procedimento. I batteri agiscono decomponendo i rifiuti e liberando il carbonio che, successivamente, si lega con l'idrogeno generando il metano. In Italia, vista la crescente richiesta di biogas, è attivo fin dal 2009 il Consorzio Italiano Bio-Gas che è la prima aggregazione volontaria che riunisce tutte le aziende produttrici di biogas e syngas da fonti rinnovabili, le aziende o società industriali fornitrici di impianti e tecnologie, Enti ed Istituzioni che contribuiscono a vario titolo al raggiungimento degli scopi sociali. Per tutti coloro i quali avessero la necessità di consoziarsi sarà sufficiente telefonare al numero 3494740890 e parlare con la responsabile Dott.ssa Stefania Soldi per ottenere tutte le informazioni del caso.

Energia rinnovabile dai palloni aerostatici

I palloni aerostatici possono elevarsi al di sopra delle nubi, captando i raggi solari anche in caso di maltempo e la loro forma sferica, offrendo sempre un'ampia superficie esposta, li rende indifferenti al percorso solare. L'impiego di strati di silicio amorfo a film sottile applicati sull'involucro esterno permette l'ottimale sfruttamento della radiazione riflessa dalle nubi e dall'atmosfera anche sulle superfici non direttamente investite dai raggi solari. I palloni possono avere una forma toroidale che ne permette l'incolonnamento, in modo da massimizzare la quantità di energia raccolta: la superficie effettivamente esposta risulta, infatti, molto elevata rispetto al volume di ciascun pallone. A terra, nel punto di ancoraggio, è previsto un sistema modulare trasportabile composto da bombola di elio, batteria d'accumulo, strumentazione di controllo e regolazione, inverter per la trasformazione della corrente continua in alternata per consentire il consumo diretto. Un insediamento anche densamente edificato può essere approvvigionato di energia elettrica indipendentemente dall'effettiva disponibilità di superfici a terra o sulle coperture dei fabbricati.

domenica 19 giugno 2011

COR Building è il primo condominio di Miami ecosostenibile

COR Building è il primo condominio sostenibile di Miami. Alto circa 122 metri per complessivi 25 piani, sta sorgendo nel Design District come esempio di sinergia dinamica fra architettura, ingegneria strutturale ed ecologica e sarà completato entro la fine del 2011. Progettata dall'architetto Chad Oppenheim, la torre è in grado di produrre gran parte dell'energia consumata. L'esoscheletro strutturale è rivestito con superfici fotovoltaiche e fornisce la necessaria massa termica all'edificio, mentre i suoi fori posti in cima all'edificio ospitano turbine eoliche. Il COR Building accoglierà spazi commerciali a piano terra, oltre ventimila metri quadrati di uffici nei primi livelli, 113 unità residenziali disposte in piano e duplex e, in sommità, aree comuni per l'incontro, lo sport e il relax. La copertura piana restituisce la superficie a verde sottratta dalla costruzione: dispone di spazi per il fitness e di aree attrezzate per il gioco dei bambini, per l'incontro e il relax degli abitanti, che potranno anche coltivare piante da frutto e ornamentali. L'involucro esterno è estremamente versatile: isola gli ambienti fornendo luce, aria ed energia fotovoltaica agli spazi abitati, mentre le aperture circolari praticate nell'esoscheletro proteggono le logge ombreggiandole dal Sole. Tutte le tecnologie impiegate sono a basso costo, dai sistemi tecnologici Energy Star alle pavimentazioni in vetro riciclato alle finiture interne in bambù. La strategia di sostenibilità adottata prevede vetrate isolanti e a bassa emissività, per proteggere gli ambienti abitati dal surriscaldamento, collettori solari termici e fotovoltaici per produrre acqua calda ed elettricità, turbine eoliche per sfruttare le correnti d'aria alla quota più elevata.

sabato 18 giugno 2011

Kit per rendere elettrica una bicicletta

Non tutti sanno che esistono in commercio dei kit per trasformare comunissime biciclette in mezzi elettrici a due ruote mediante l'installazione di una ruota-motore e di una batteria. La corrente compensa la forza impressa dal ciclista fino ad una certa soglia. E' quest'ultimo a decidere se e quanto farsi assistere oppure lasciarsi trasportare dai volt. Tra i sistemi in commercio c'è, ad esempio, BionX che, applicato alla bici, consente una velocità massima di 25 km/h. Si ricarica in 4 ore, dà un'autonomia media di 50 km per pieno e costa a partire da 1.299 euro.

Impianti fotovoltaici che funzionano anche di notte. Utopia? No, realtà!

Incredibile ma vero! I progressi della scienza e della tecnologia stanno per regalarci un altro prodigio che mira a rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili, con particolare riferimento al solare fotovoltaico. Dall'Idaho National Laboratory, negli Stati Uniti, arriva un prototipo di impianto fotovoltaico molto particolare, composto da moduli in grado di sfruttare le radiazioni infrarosse anziché i fotoni dei raggi solari. I pannelli fotovoltaici sono pannelli solari ed è ovvio, quindi, che non funzionino di notte, quando, per l'appunto, il Sole non c'è. Questo ostacolo, però, è stato brillantemente superato grazie all'ideazione dei pannelli solari notturni, cioè pannelli solari in grado di funzionare 24 ore al giorno perché in grado di captare, come dicevamo, anche la radiazione infrarossa, presente anche di notte, e non solo i fotoni dei raggi solari che muovono gli elettroni del silicio. Attualmente l'energia è catturata da particolari antenne ma sono in corso ulteriori esperimenti per migliorare la tecnologia.

venerdì 17 giugno 2011

I vantaggi del fotovoltaico secondo Gifi-Anie

La disponibilità di energia a prezzi adeguati e con impatto sostenibile per l'ambiente è un elemento indispensabile allo sviluppo sociale ed economico. Gifi-Anie (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane-Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche) ritiene che per garantirla nel medio e lungo termine non basti una sola risorsa tecnologica ma sia necessario mettere in campo a livello globale e nazionale una serie integrata di azioni e fra queste il solare fotovoltaico è destinato a svolgere un ruolo molto importante per i seguenti motivi:

  • La risorsa solare è ben distribuita sul pianeta, abbondante, gratuita e inesauribile.
  • La tecnologia fotovoltaica, grazie al potenziale di innovazione tipico dei componenti di natura elettronica, garantisce elevati margini di riduzione dei costi e di conseguente competitività mnel medio termine con le altre fonti.
  • La modularità del solare fotovoltaico (gli impianti possono essere dimensionati a piacimento abbinando i singoli moduli fotovoltaici sino a raggiungere la dimensione richiesta) si coniuga perfettamente con i principi della generazione distribuita, consentendo così di produrre energia là dove viene consumata, riducendo costi di trasporto e trasformazione.
  • L'impatto ambientale in termini di emissioni climalteranti della tecnologia solare è minimo rispetto ad altre fonti di energia (emissioni di gas serra per kWh prodotto inferiori al 10% di quelle di una centrale a ciclo combinato a gas), circoscritto alle fasi di produzione e smaltimento dei componenti e può essere ulteriormente ridotto grazie ai miglioramenti tecnologici, in primis, in tema di aumento delle efficienze di conversione e di riduzione dei materiali attivi utilizzati. 
  • L'impatto ambientale sul territorio è limitato, grazie al fatto che è una delle poche tecnologie che può sfruttare le coperture e le facciate degli edifici.
  • La produzione è concentrata nelle ore diurne più soleggiate e, quindi, in fase con le punte di consumo.
  • Può garantire la diffusione ulteriore dell'energia elettrica nei Paesi in via di sviluppo (attualmente 1,4 miliardi di esseri umani non dispongono di elettricità) grazie alle caratteristiche della tecnologia (applicazioni stand alone) e alla disponibilità della risorsa solare in tali Paesi.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?