venerdì 30 novembre 2012

La pirolisi o piroscissione

In Italia non sono ancora molti gli impianti pirolitici e, a dire il vero, è una tecnologia ancora poco conosciuta sebbene non sia proprio di recentissima scoperta. La pirolisi, o piroscissione non è altro che la decomposizione molecolare di materiale organico per effetto del calore. Quando il materiale organico è il petrolio si parla più propriamente di piroscissione o cracking. Per effetto del riscaldamento in carenza di ossigeno, si ha la rottura dei legami chimici del materiale, il quale si scinde in tre fasi che vengono raccolte separatamente: una fase gassosa, contenente idrogeno, ossido di carbonio, anidride carbonica, metano e idrocarburi superiori; una fase liquida oleosa, contenente acidi organici, metanolo e acetone; una fase solida carbonizzata, composta da polvere di carbonio virtualmente puro e di materiali inerti (metalli, vetro, ecc.). Regolando la temperatura, si possono influenzare notevolmente le proporzioni relative delle tre fasi, come pure la formazione preferenziale di certi prodotti, intervenendo sul rapporto azoto-ossigeno durante la combustione: per esempio, aumentandolo si ottengono maggiori quantità di idrocarburi, diminuendolo si ha una maggiore produzione di composti ossigenati, quali aldeidi, chetoni, acidi organici. Il processo viene attualmente sfruttato per il trattamento di alcuni tipi di rifiuti solidi, quali i rifiuti urbani a composizione particolarmente ricca in residui cartacei e vegetali, i fanghi di depurazione biologica, i vecchi pneumatici, i cascami delle fabbriche di gomma, ecc. La realizzazione tecnica consiste nel portare i rifiuti solidi a 600/1000 °C in ambiente povero di ossigeno. La pirolisi differisce dall'incenerimento in quanto processo endotermico anziché esotermico. 

Di seguito vi proponiamo alcuni video inerenti la pirolisi. Nella fattispecie, il primo a seguire inerisce l'impianto a biogas da pirolisi della municipalizzata di Correggio.

In questo filmato, invece, viene mostrato il funzionamento di una stufa pirolitica destinata ai paesi in via di sviluppo.
Infine, vi proponiamo un video che riguarda un impianto di pirolisi per dissociazione RSU.

giovedì 29 novembre 2012

La Provincia autonoma di Bolzano anticipa il recepimento della Energy performance buildings directive 2

É notizia recente l'approvazione, da parte della Provincia Autonoma di Bolzano, di una delibera che anticipa il recepimento della cosiddetta "Energy Performance Buildings Directive 2", la direttiva europea 2010/31/UE sulle prestazioni energetiche nell'edilizia, adempiendo un obbligo sul quale l'Italia sta ancora lavorando. La EPBD2 rende, fra l'altro, obbligatorio il rispetto del requisito "energia quasi zero" per tutti gli edifici pubblici, realizzati dal 2018, e per quelli privati, a partire dal 2020. In Sud Tirolo, dove per tutti i nuovi edifici è già in vigore il rispetto dello standard Casaclima B (50 kWh/mqa), la nuova normativa impone che:

  • il fabbisogno totale di energia primaria dovrà essere coperto per almeno il 40% con energie rinnovabili, e per il 50% dal gennaio 2017;
  • lo standard Casaclima A (30 kWh/mqa) sarà il minimo obbligatorio per gli edifici di nuova costruzione a partire dal gennaio 2015.
Si tratta di prestazioni già ampiamente alla portata dell'edilizia corrente come testimoniato da Energy House, un complesso condominiale realizzato a Vicenza e premiato, fra gli oltre 1600 certificati dall'agenzia altoatesina nel 2011, nell'ambito del prestigioso  Casaclima Award. Questo risultato corona l'impegno verso la sostenibilità da parte della società committente, Veneta Investimenti Immobiliari, che a fronte di un progetto già autorizzato ha deciso di spingere al limite le prestazioni energetiche ottenendo, con una profonda revisione progettuale e tecnologica, lo standard Casaclima Oro (8 kWh/mq per anno). 

L'intervento è composto da due edifici paralleli a destinazione residenziale, che si elevano per 3 e 4 piani fuori terra nel centro della città, presentando stilemi architettonici differenti senza che il loro aspetto esteriore comprometta le prestazioni energetiche dei rispettivi involucri edilizi. L'edificio più basso, affacciato su strada, presenta una tradizionale facciata rivestita con intonaco chiaro, ricca di modanature e decorazioni classicheggianti, ed è sormontato da un volume con copertura a botte interamente rivestito da nastri in alluminio. L'altro volume è caratterizzato da un aspetto contemporaneo con facciate ventilate, generose terrazze dotate di frangisole e un attico con ampie vetrate esposte a Sud. Mai come in questo caso si può affermare che l'immagine architettonica è una variabile indipendente dal contenuto prestazionale ed energetico del costruito. 

Durante la stagione invernale, l'edificio si avvale del determinante contributo offerto dalla penetrazione dei raggi solari negli spazi abitati: grandi finestre dotate di tripli vetri inondano gli appartamenti di luce naturale e calore. Quest'ultimo viene immagazzinato da pavimenti e murature per essere restituito quando la temperatura diminuisce. In estate, invece, i raggi solari raggiungono l'involucro edilizio con un angolo maggiore e sono intercettati sia dai frangisole fissi, sia dalle veneziane esterne motorizzate a scomparsa. In questo modo viene comunque garantito un adeguato livello di illuminazione naturale, evitando il surriscaldamento degli ambienti. Con la radicale modifica delle prestazioni dell'involucro edilizio, gli apparati termomeccanici sono stati riprogettati per adattarsi alle nuove condizioni di esercizio, impiegando soluzioni a elevatissima efficienza.

La principale fonte energetica rinnovabile è lo scambio termico con il sottosuolo, assicurato da 9 sonde di profondità attestate su 2 pompe di calore a inversione di ciclo. Parte dell'energia elettrica è prodotta dal campo fotovoltaico, mentre la produzione di acqua calda è integrata da pannelli solari termici. Il contenimento delle dispersioni termiche delle reti impiantistiche è stato prevenuto utilizzando idonee tubazioni termoisolate.

mercoledì 28 novembre 2012

É obbligatorio installare sistemi solari sugli edifici di nuova costruzione

É da poco entrata in vigore la nuova normativa legata all'obbligo di installare sistemi solari sugli edifici di nuova costruzione e sulle ristrutturazioni rilevanti, considerando tali quelle messe in opera su involucri che superano i 1000 metri quadrati o che vengono demoliti e ricostruiti. Il Decreto Rinnovabili (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE), il cui obiettivo è raggiungere il 50% di produzione da fonti rinnovabili entro il 2017, riguarda da vicino anche gli impianti fotovoltaici. Nel caso di installazione di pannelli fotovoltaici, infatti, la normativa prevede l'installazione di sistemi dimensionati in modo proporzionale alla superficie residenziale alla quale si riferiscono, seguendo parametri variabili in base ai seguenti archi temporali:

  • 1 kW ogni 80 mq per progetti presentati entro il 31 dicembre 2013;
  • 1 kW ogni 65 mq per progetti presentati dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;
  • 1 kW ogni 50 mq per progetti presentati dopo il primo gennaio 2017.
Pur avendo la Legge valore nazionale, le Regioni e le Provincie possono alzare l'asticella, incrementando verso l'alto i minimi.

La tecnologia PCM

Quella del PCM (Phase Change Material) è una tecnologia quasi inedita nel nostro Paese, ma già utilizzata in alcuni casi di successo in Germania, Svizzera e Austria. Applicata ai vetri delle finestre è una soluzione in grado di migliorare e potenziare l'apporto solare passivo, immagazzinando nella finestra parte dell'energia ricevuta, che viene rilasciata lentamente nell'ambiente interno grazie a un vero e proprio effetto spugna. Come funziona? Il sistema solare passivo è costituito da una componente trasparente a triplo vetro con interposto, nel primo strato, un pannello riflettore prismatico che funge da selettore naturale dell'irraggiamento in base all'angolo di incidenza, ottimizzandolo a seconda delle stagioni. Nello strato più interno avviene l'accumulo energetico, grazie al lavoro dei sali idrati posti in contenitori di polixarbonato, che garantisce una capacità termica pari a quella di un muro dello spessore di 20 cm. I cristalli, infatti, si sciolgono quando vengono colpiti dal Sole, per poi ricristallizzarsi lentamente nelle ore non irraggiate, cedendo in tal modo calore. Il sistema consente in tal modo di utilizzare la capacità termica del calore latente per distribuire l'apporto energetico diurno alla notte e ai giorni successivi. Attraverso il componente di spessore pari a 8 cm passa, a seconda delle stagioni (per effetto del selettore prismatico) fino al 40% dell'energia in inverno e solo il 22% in estate. I materiali che contengono i Pcm possono essere diversi: cartongesso, legno, intonaco, plexiglas, e possono essere applicati anche in soluzioni impiantistiche, quali riscaldamento, raffrescamento, collettori solari e scambiatori di calore. Sono materiali termoregolanti che ottimizzano le fluttuazioni giornaliere della temperatura attraverso la riduzione dei picchi di calore interni, consentendo un effettivo risparmio energetico e di climatizzazione dell’ambiente. Le caratteristiche e i requisiti dei Pcm sono costituiti da una temperatura di fusione a 25°, elevato calore di transizione di fase (liquidazione/solidificazione), non tossicità, corrosività e igroscopicità; il composto organico può essere la paraffina, o semplicemente la cera, sottoprodotti della raffinazione del petrolio o Sali idrati (composti inorganici).

mercoledì 21 novembre 2012

Non è più possibile autocertificare la classe energetica del proprio immobile

In materia di certificazione energetica degli edifici, al proprietario dell'immobile che non voleva imbarcarsi in consulenze tecniche da parte di professionisti abilitati, restava una chance. Poteva, infatti, ricorrere all'autocertificazione, ossia ad un'autodichiarazione in cui attestava che l'immobile apparteneva alla classe più bassa, la "G". Tutto questo a rigor di legge, e in particolare in riferimento al Decreto Ministeriale del 26 giugno 2009. Ma ora le cose cambiano e non sarà più possibile autocertificare: l'Italia è stata richiamata dalla Corte di Giustizia Europea per l'incompleto recepimento della direttiva 2002/91/CE. Quello che non piace alla Commissione europea è che la legge italiana, consentendo ai proprietari l'autocertificazione del rendimento energetico dell'immobile, priva i nuovi acquirenti delle informazioni necessarie per conoscere il rendimento energetico dell'immobile oggetto di compravendita o di affitto, e dunque non gli consente di migliorarlo. Pertanto, se dovete vendere o affittare il vostro immobile, che vi piaccia o no, non avete altra strada: occorre chiamare un tecnico abilitato che, dopo aver espletato le analisi del caso, assegnerà una classe energetica alla vostra abitazione e vi indicherà le azioni correttive da intraprendere al fine di migliorare le performance. Ricordiamo che alcuni edifici sono esentati dall'obbligo di certificazione energetica. Si tratta di box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi e altri edifici a questi equiparabili, nonché ruderi e immobili venduti nello stato di "scheletro strutturale".

martedì 20 novembre 2012

Le detrazioni fiscali del 55% sono state prorogate fino al 30 giugno 2013

Mentre l'UE ha definitivamente approvato la nuova direttiva sull'efficienza energetica che chiede agli stati membri di risparmiare energia fissando obiettivi nazionali e prevedendo un piano d'azione per l'efficienza energetica da presentare ogni tre anni (nel 2014, nel 2017 e nel 2020), il Decreto Sviluppo - per lo meno per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione energetica di un immobile e le ritrutturazioni edilizie - è stato meno severo di quanto si potesse pensare inizialmente. Infatti, non soltanto le detrazioni resteranno in vigore fino al 30 giugno 2013, ma quello che non cambia rispetto al passato è l'aliquota. Pertanto, se pensavate di avere a disposizione non più di un altro mese per usufruire del bonus energetico (la scadenza del 55% era infatti prevista per il 31 dicembre 2012), tranquillizzatevi. Avete a disposizione ancora un semestre per prendere tutte le decisioni del caso.

Ma andiamo con ordine, perché la questione in realtà è stata un vero e proprio colpo di scena, che ha preso forma in un turbinio di fughe di notizie e di smentite, che da un certo punto di vista hanno solo contribuito a creare confusione. In questo caos, la notizia più accreditata girata nei mesi scorsi era che il 55% avrebbe dovuto cessare alla fine di dicembre 2012, per lasciare il posto a una detrazione meno consistente pari al 50%. Questa notizia, è bene precisarlo, non era frutto dell'immaginazione di nessuno, ma era esattamente quello che era stato riportato fino all'ultimo momento precedente l'approvazione dal cosiddetto decreto crescita. Poi il colpo di scena. A proposito di decreto crescita, ricordiamo che il Decreto Legge 22 giugno 2012 numero 83 è intervenuto sia sulle detrazioni per il risparmio energetico (ossia il 55%), sia su quelle per le ristrutturazioni edilizie (il cosiddetto 36%). Per quest'ultimo va detto che il Governo è stato particolarmente generoso: la novità che è bene tenere a mente, infatti, è che dall'entrata in vigore del decreto, e cioè dal 26 giugno scorso, la percentuale del 36% per le ristrutturazioni è stata aumentata al 50%. Non solo. L'importo massimo detraibile per ogni unità abitativa è salito da 48.000 a 96.000 euro. Il tutto fino al 30 giugno 2013. A proposito di ristrutturazioni, ricordiamo che l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la nuova guida sulle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, aggiornata ad agosto 2012. Gli aggiornamenti si sono chiaramente resi necessari a seguito dell'innalzamento della percentuale detraibile; a tal proposito ricordiamo anche che le nuove percentuali e i nuovi limiti di spesa sono validi per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 (data di entrata in vigore del decreto) al 30 giugno 2013.

Tornando al risparmio energetico e chiarita l'entità dell'aliquota, è bene sapere che le disposizioni del decreto sviluppo si applicano anche alle spese per interventi di sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria. Per il resto, rispetto al passato non cambia nulla: la detrazione spettante è ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Inoltre, dice il decreto, "si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 24, della legge 24 dicembre 2007, numero 244, e successive modificazioni, e all'articolo 29, comma 6, del decreto legge 29 novembre 2008, numero 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, numero 2". Il che significa, tradotto in parole povere, che dal punto di vista burocratico non vi sono novità rispetto al passato. Pertanto, restano valide le modalità di trasmissione della documentazione ad ENEA e restano validi i documenti che sono sempre stati prodotti per situazioni di questo tipo. 

lunedì 19 novembre 2012

Guida all'installazione di un impianto solare termico dal punto di vista burocratico

Finora l'assenza di un sistema di incentivazione strutturato simile al Conto Energia per gli impianti fotovoltaici, fa sì che installare un impianto solare termico sia molto più semplice, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti burocratici. Ciò non toglie che per lanciare una volta per tutte la diffusione degli impianti solari termici, gi incentivi non solo sono auspicabili, ma anche doverosi. É evidente che il ritardo con cui il nostro Paese ha provveduto a sviluppare il settore termico è dovuto principalmente agli incentivi elettrici che sono da sempre troppo sbilanciati rispetto a quelli destinati alle fonti rinnovabili termiche e all'efficienza energetica. A sottolineare che si tratta di una falla a livello globale e non solo italiana ci ha pensato l'International Energy Agency, secondo cui è fondamentale introdurre degli incentivi economici basati sulla competitività delle singole tecnologie, basati su tariffe incentivanti e su sussidi e incentivi ai clienti finali. Gli incentivi, inoltre, dovrebbero essere indipendenti dalle procedure di finanziamento statale per evitare che l'improvviso ritiro degli incentivi destabilizzi il mercato.

L'installazione di un impianto solare termico parte con un'analisi tecnico-economica, effettuata da una ditta specializzata, che serve a spiegare quanto tempo occorre per recuperare l'investimento iniziale e iniziare a guadagnare con il nuovo impianto. Fatto il preventivo, se ritenuto idoneo, inizia la trafila burocratica per dare il via ai lavori di installazione dell'impianto. Ogni Comune ha le sue regole e dunque è bene affidarsi a chi sa già come muoversi tra gli sportelli comunali e gli uffici tecnici. La soluzione migliore in tal senso è quella di affidarsi completamente ad una ditta che fornisce il servizio di installazione tutto compreso, detto anche "chiavi in mano". In molti casi ci si può imbattere in imprese che seguono anche l'accesso agli incentivi: per ora si parla di detrazioni fiscali e finanziamenti in conto capitale, il che già comporta varia documentazione da produrre e spedire all'Enea o all'istituto di credito prescelto. 

Detto ciò, ricordate che il momento più delicato anche dal punto di vista burocratico è l'installazione vera e propria. In questa fase, infatti, è obbligatorio osservare la normativa in materia edilizia, che per l'installazione degli impianti su edifici esistenti può richiedere, a seconda dei casi, tre diversi atti amministrativi: la concessione lavori, l'autorizzazione ai lavori, o la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività). Quest'ultimo non soltanto è il più soft, ma è anche quello che viene richiesto nella stragrande maggioranza dei casi. Con la DIA, di fatto, si comunica all'ente locale che si intende eseguire un determinato lavoro (in questo caso l'installazione dell'impianto solare termico) e si specifica che non vi sono contrasti con le leggi vigenti in materia di vincoli storico-artistici, paesaggistico-ambientali e di sicurezza.

Un altro aspetto che è bene considerare al momento della firma del contratto, è ciò che riguarda l'attività manutentiva e il monitoraggio periodico del corretto funzionamento dell'impianto installato. Molte aziende fanno sottoscrivere al committente un contratto di manutenzione che dura un tot di anni. Se non vi chiedono uno sproposito, vi consigliamo senz'altro di aderire. Infine, non dimenticate che al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciarvi una dichiarazione di conformità che attesti che l'impianto è stato realizzato nel rispetto delle norme vigenti. Non solo. Alla dichiarazione di conformità - che deve essere sottoscritta dal titolare o dal legale rappresentante dell'impresa installatrice - deve essere anche allegata la copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali, la relazione contenente la descrizione della tipologia dei materiali impegnati nonché, se previsto, il progetto. 

Non dimenticate di chiedere anche la garanzia. A tal fine è bene farsi spiegare in maniera esaustiva cosa occorre fare in caso di necessità (fatevi dare almeno un numero di telefono da chiamare in caso di guasto) e farsi spiegare in maniera inequivocabile cosa è coperto dalla garanzia e cosa non lo è. É chiaro che poi, a parte le parole, tutto dovrà essere messo nero su bianco. In termini generali, vi ricordiamo che le garanzie sono valide a patto che l'impianto sia stato installato secondo la normativa vigente e secondo le regole indicate dal libretto d'uso e manutenzione. Non solo. Per far si che la garanzia sia valida, l'impianto deve essere installato da personale specializzato ed in possesso dei requisiti di legge. Inutile dire che la garanzia perderà la sua validità nel caso in cui si faccia un uso improprio dell'impianto e nei casi in cui il proprietario dell'impianto sia negligente e inosservante delle più comuni regole di manutenzione. Altresì, non vi sarà riconosciuta alcuna garanzia, nel caso in cui l'impianto venga danneggiato da personale non autorizzato o nel caso in cui vengano utilizzati ricambi non originali. Ecco un altro buon motivo per sottoscrivere un contratto di manutenzione.

sabato 17 novembre 2012

Guida per accedere agli incentivi del quinto conto energia

Per accedere agli incentivi del quinto conto energia per prima cosa occorre aver ben chiara una scadenza: la richiesta al GSE deve essere inviata entro 15 giorni dalla data di entrata in esercizio dell'impianto. E per farlo esiste soltanto una strada: FTV-SR, l'applicazione web messa a punto dal GSE. Per renderla fruibile da tutti gli utenti, lo stesso GSE ha pubblicato la "Guida all'utilizzo dell'applicazione web FTV-SR": vi consigliamo di scaricarla e di tenerla sempre a portata di mano, ma allo stesso tempo vi diamo alcune dritte per iniziare a concludere l'operazione senza incorrere in errori o cattive sorprese. 

Per cominciare, vi occorre un computer e una connessione ADSL: tenete conto che i browser supportati da FTV-SR sono Microsoft Internet Explorer 7.x o superiori, Mozilla Firefox 3.x o superiori, Google Chrome. Andando alla pagina web https://applicazioni.gse.it, potrete registrarvi al portale informatico del GSE (GWA - Gestione Web Access) e iniziare a prendere confidenza con le procedure. Si tenga conto che la procedura prevede per lo più l'inserimento dei dati anagrafici del soggetto responsabile dell'impianto, che è bene tenere a portata di mano soprattutto nel caso si effettui la registrazione a nome di un'altra persona. Una volta terminata la registrazione, il portale invierà, sulla casella di posta elettronica indicata, le credenziali necessarie (UserID e password) per accedere al sistema informatico del GSE. Con queste, si potrà iniziare a utilizzare FTV-SR e si potrà finalmente accedere alle sue diverse funzionalità: iscrizione al registro per impianti non in esercizio; iscrizione al registro per impianti in esercizio; comunicazione dell'entrata in esercizio per impianti inizialmente iscritti non in esercizio; invio richiesta di incentivazione per l'accesso diretto di impianti già in esercizio; visualizzazione e modifica della richiesta inviata (o in fase di compilazione) al GSE; visualizzazione delle comunicazioni dal GSE (fatture, ricevute di invio richiesta, eccetera); gestione delle modalità di comunicazione con il GSE (PEC, Raccomandara A/R). 

Per richiedere gli incentivi, occorre selezionare il pulsante "Accedi al V Conto Energia"; una volta entrati nella home page, potrete prendere visione della nota informativa e, soprattutto, potrete accedere al menù principale. A questo punto occorre cliccare su "Inserimento richiesta" e dunque procedere selezionando l'opzione che fa al caso vostro: nuova costruzione (cioè l'impianto è totalmente nuovo), nuova sezione (per gli impianti multi sezione, e nel caso in cui la prima sezione sia stata già censita nel sistema), potenziamento (attraverso questa funzionalità è possibile inserire una nuova richiesta d'incentivazione per il potenziamento di un impianto entrato in esercizio da almeno 3 anni) e, infine, rifacimento totale: attraverso questa funzionalità è possibile inserire una nuova richiesta di incentivazione per il rifacimento totale di un impianto entrato in esercizio da almeno 20 anni.

Per accedere alla tariffa bisognerà procedere in maniera diversa a seconda che l'impianto debba o non debba essere iscritto al registro. Nel primo caso occorre per prima cosa seguire l'iter di iscrizione al registro (si veda, per maggiori dettagli, il documento redatto dal GSE "Regole applicative per l'iscrizione ai registri e per l'accesso alle tariffe incentivanti"). A tal proposito, si ricorda che l'iscrizione al registro non dà diritto all'incentivo, ma è il GSE che, sulla base di specifici criteri stabiliti dal Decreto 5 luglio 2012, forma la graduatoria degli impianti rientranti nei limiti di costo stabiliti dal decreto stesso. Per gli impianti ad accesso diretto, invece, occorre selezionare dal menù "Inserimento Richiesta" una delle voci disponibili (Nuova Costruzione, Nuova Sezione, Potenziamento, Rifacimento Totale) e dunque completare una serie di schede: dati preliminari; costi di istruttoria; dati di impianto; modalità di comunicazione; dati scheda tecnica; corrispondenza; dati bancari; dati rappresentante legale; allegati; invia richiesta al GSE. Un consiglio: man mano che inserite le diverse informazioni, ricordatevi sempre di cliccare sul pulsante "salvataggio dei dati" presente nelle varie sezioni.

Per compilare correttamente e velocemente tutti questi campi, è bene tenere sotto mano i dati tecnici dell'impianto (ubicazione, potenza, modalità di connessione alla rete, eccetera), i dati anagrafici del responsabile dell'impianto, i dati bancari (IBAN) e qualche altra informazione (per esempio la classe energetica dell'edificio su cui è ubicato l'impianto). Vi ricordiamo che nella sezione "Allegati" dovrete caricare una serie di documenti: prima di procedere, pertanto, vi consigliamo di salvare sul vostro pc 5 foto dell'impianto, la scansione di un documento di identità del soggetto responsabile dell'impianto, gli elaborati grafici dell'impianto. 

Una volta che tutte le schede saranno state correttamente completate (il sistema dà un'indicazione iconografica dello stato di completamento), potrete inviare la vostra richiesta (vi verrà data una ricevuta di invio da conservare). A questo punto i dati non sono più modificabili e dunque non resta che aspettare la risposta del GSE. A proposito: non dimenticate che esistono solo due modalità di comunicazione. La posta elettronica certificata (la cosiddetta PEC, e dunque non un indirizzo e-mail generico) e la posta raccomandata: scegliete quella che vi sembra più comoda.

giovedì 15 novembre 2012

Con il quinto conto energia conviene autoconsumare?

Con il quinto conto energia conviene autoconsumare? La risposta è sì. Non importa che l'impianto sia installato al Nord, al Centro o al Sud. Conti alla mano, con il Quinto Conto Energia e un impianto fotovoltaico da 20 kW, consumare il 60% dell'energia prodotta, comporta, in 25 anni, un guadagno maggiore rispetto a un autoconsumo del 30%. Il regionamento parte dalla considerazione che, come ormai è noto, il Quinto Conto Energia prevede due tariffe incentivanti: la tariffa omnicomprensiva - e cioè quella che viene applicata all'energia immessa in rete - e il premio per l'autoconsumo - quello che viene applicato all'energia autoconsumata. Sebbene i risultati cambino a seconda della zona geografica in cui è installato l'impianto, in generale i numeri dimostrano che conviene consumare il più possibile l'energia prodotta. Prendiamo, ad esempio, un impianto fotovoltaico di 20 kWp, installato su un edificio a Milano. Si consideri per tale impianto, un costo di circa 2500 euro per ogni kW installato. L'impianto, pertanto, è costato 50.000 euro. Considerando l'esposizione e l'andamento climatico del luogo, la produzione stimata per 20 anni, espressa in kW, è di 20333 euro. Ora, se si considera di autoconsumare solo il 30% dell'energia prodotta per un periodo di 25 anni, il risparmio per il mancato esborso per l'acquisto di energia (il risparmio in bolletta, per intenderci) sarà di 39222 euro. La tariffa omnicomprensiva erogata per 20 anni, invece, darà un guadagno di 61487 euro. A questa vanno aggiunti i 16348 euro dovuti al premio autoconsumo. I numeri cambiano (notevolmente) se si decide di raddoppiare la quota di autoconsumo e dunque di passare dal 30% al 60% (l'impianto resta identico!). Il risparmio in bolletta, in questo caso, sarà pari a 78443 euro, il guadagno per la omnicomprensiva scenderà a 35136 euro e il premio per l'autoconsumo aumenterà fino a 32696 euro. In altri termini, in caso di autoconsumo pari al 30% dell'energia prodotta, si rientra dell'investimento dell'impianto in 11 anni. In 25 anni, il guadagno netto attualizzato è di circa 38000 euro. In caso di autoconsumo pari al 60% dell'energia prodotta, il tempo di rientro è di 10 anni (dunque non cambia di molto), ma il guadagno netto in 25 anni arriva fino a 63000 euro, il che significa 25000 euro in più rispetto alle condizioni di prima.

martedì 13 novembre 2012

Analisi tecnico-economica riguardante l'installazione di un impianto fotovoltaico

Per non lasciare nulla al caso, è bene conoscere i fattori che entrano in gioco nell'analisi tecnico-economica riguardante l'installazione di un impianto fotovoltaico: solo in questo modo, infatti, si potrà capire se l'impianto è economicamente vantaggioso. Per stendere un business plan a regola d'arte, si devono calcolare sia i profitti generati dall'impianto (e cioè le entrate generate dal Conto Energia) sia i costi (e cioè le spese sostenute per realizzare l'impianto). Per prima cosa, dunque, occorre familiarizzare con i dati tecnici dell'impianto, ossia la Potenza installata e la Producibilità netta. Quest'ultima, con l'ausilio del "Sistema informazioni geografiche per il fotovoltaico", "mappe interattive" del Centro di Ricerca della Commissione Europea di Ispra, si ricava in base ad alcuni aspetti e cioè è funzione del sito d'installazione, dell'orientamento dei moduli e della loro inclinazione. Dopo di che occorre considerare i fattori che determinano la riduzione del rendimento dell'impianto, come la perdita di producibilità annua dovuta al progressivo decadimento della resa dei moduli. Per calcolare i profitti, non si deve far altro che calcolare l'energia elettrica (kWh) prodotta dall'impianto fotovoltaico e dunque moltiplicarla per la tariffa incentivante che verrà riconosciuta dal GSE all'entrata in esercizio. Ottenuto il profitto, si passa al calcolo delle spese che devono essere sostenute per portare a termine l'investimento. Le voci da considerare vanno dalle spese vive dell'impianto (moduli, inverter, installazione e progettazione) alle spese che riguardano la tutela del rendimento energetico (manutenzione, sorveglianza e pulizia), fino alle eventuali spese accessorie (costo del denaro, affitto, gestione e assicurazione). Un'altra voce rilevante del business plan è l'eventuale finanziamento dell'impianto. Tale operazione, infatti, ha l'effetto di dilazionare nel tempo i costi, riducendo però sensibilmente il profitto netto complessivo per i 20 anni di incentivazione. L'ultima voce necessaria: il regime di esercizio dell'impianto. In altri termini, occorre decidere se l'energia prodotta verrà ceduta o scambiata con quella che viene già utilizzata nel sito di installazione.

Consigli utili per far funzionare bene un impianto fotovoltaico

Un impianto fotovoltaico ben progettato ha bisogno di una minima manutenzione ordinaria, dalla quale però non si può prescindere. Un'attenzione particolare deve essere posta allo stato della parte elettrica e di conduzione, specialmente dopo i primi dieci anni trascorsi dall'installazione. Ossidazioni nei contatti, specialmente quelli esposti agli agenti atmosferici, e verifica dello stato dei cavi elettrici sono elementi da tenere sempre sotto stretto controllo. Non solo. Deve essere anche programmata un'attività di verifica delle condizioni d'esercizio tesa a prevenire danni causati da possibili eventi straordinari. Il controllo della bulloneria di fissaggio, per esempio, è importante per prevenire danni causati da forti venti o da un accumulo di neve. Un altro aspetto fondamentale è la pulizia dei moduli fotovoltaici. A tal proposito, si tenga conto che l'impianto andrebbe lavato una volta l'anno, in modo da eliminare l'eventuale presenza di polvere che potrebbe diminuire di qualche punto percentuale la produzione elettrica dell'impianto. Si tratta di un'operazione necessaria soprattutto per gli impianti realizzati in luoghi particolarmente polverosi, oppure dopo una pioggia particolarmente carica di sabbia desertica. Dal punto di vista economico, la manutenzione ordinaria non deve preoccupare: ha un'incidenza che si può stimare intorno allo 0,05% del costo dell'impianto. Anche la manutenzione straordinaria non incide particolarmente (circa il 3% del costo dell'impianto) e consiste nella revisione degli inverter, che tra l'altro sono normalmente coperti da una garanzia biennale. Tali interventi si rendono necessari intorno al decimo anno. Per quanto riguarda il rilevamento delle anomalie di un impianto fotovoltaico, risulta strategico il sistema di telecontrollo, attraverso il quale si possono evidenziare, anche a distanza, sia anomalie parziali - per esempio il malfunzionamento di una stringa o di un inverter - sia l'interruzione dell'allacciamento alla rete, dovuta, per esempio, a un fulmine. Cosa che se avviene durante una pausa estiva, quando la casa è disabitata, può compromettere la redditività dell'impianto, poiché alla mancata produzione elettrica corrisponde un mancato introito economico.

sabato 10 novembre 2012

Nel nuovo Conto Energia Termico sono previsti 900 milioni di finanziamenti annui per famiglie e pubbliche amministrazioni

Il nuovo Conto Energia Termico promette bene fin dalla stesura dello schema di decreto ministeriale varato dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania. Tra i tanti provvedimenti previsti, infatti, ve n'è uno di sicuro interesse per tutti i nuclei familiari che abbiano interesse a dotare la propria abitazione di un dispositivo che sia in grado di produrre energia termica sfruttando le fonti rinnovabili. Per l'efficienza energetica, infatti, è previsto lo stanziamento di finanziamenti pari a 900 milioni di euro l'anno che, nei primi due anni, serviranno a coprire circa il 40% dell'impegno di spesa totale. Il nuovo sistema incentivante appena varato promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. In termini di costi i vantaggi sono immediatamente misurabili. Per l'acquisto di una stufa a pellet da 22 kW, ad esempio, del costo di circa 4000 euro, sono previsti incentivi pari a circa 1392 euro in due anni, circostanza, questa, che di fatto riduce l'investimento a 2608 euro. Un impianto solare termico con un costo di 3600 euro, potrebbe venire a costare 2240 euro, ottenendo un risparmio di 1360 euro. Infine, e sempre a titolo esemplificativo, un impianto con pompa di calore da 24 kW, del costo di circa 6500 euro, gioverebbe di un'agevolazione pari a circa 2772 euro, venendo a costare, alla fine, 3728 euro. Queste cifre sono ovviamente molto variabili in finzione alla zona climatica di appartenenza ed alla metratura dell'appartamento, ma danno comunque un'idea di quanto possa essere vantaggioso questo provvedimento che ora passerà all’esame della Conferenza Unificata. Di seguito potrete consultare, stampare o scaricare il testo integrale del Decreto ministeriale sul Conto energia termico e l'efficienza energetica.
Decreto ministeriale sul Conto energia termico e l’efficienza energetica

venerdì 9 novembre 2012

Coperture shed per l'installazione dei moduli fotovoltaici

Oggi parliamo di un'innovatica tecnica di lavorazione del metallo, sviluppata dall'azienda Alubel, grazie alla quale è possibile realizzare coperture shed per strutture di tipo a "Y" con inclinazione ottimale per l'installazione dei moduli fotovoltaici. Molto presenti su tutto il territorio nazionale, le strutture ad Y sono solitamente impiegate nell'edilizia industriale e le loro coperture, in passato, venivano realizzate con lastre curve in fibrocemento-amianto con raggi di curvatura da 3 a 6 metri. Sfruttando le enormi competenze acquisite nella lavorazione dei metalli, l'azienda di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) ha messo a punto una particolare tecnica di curvatura delle lastre, chiamata "deformazione controllata", che consente di creare shed con materiali dal ridotto impatto ambientale. Tale tecnica prevede che le lastre, una volta terminata la fase di profilatura, vengano sottoposte a piegatura con un sistema di inclinazione a un'unica impronta, con angolo che può variare sulla base delle esigenze del progetto. Questa lavorazione, impiegata dall'azienda per la copertura dei classici shed, si è rivelata una soluzione ottimale anche per l'installazione degli impianti fotovoltaici, in quanto consente di modificare la morfologia della copertura in modo da creare un orientamento che ottimizza il rendimento dei pannelli solari. Le soluzioni di Alubel dedicate al settore fotovoltaico non sono limitate alle costruzioni industriali. Per applicazioni nell'edilizia civile è stato sviluppato Isocoppo FV, una copertura metallica stampata a forma di coppo dotata di un sistema di ancoraggio adattabile a ogni tipologia di modulo fotovoltaico. Il montaggio del sistema è facile e veloce: una volta realizzata la copertura, basta posizionare le staffe di fissaggio installandole in aderenza alla lastra Isocoppo, rispettando la corretta posizione suggerita dalla sagoma stessa della staffa. Accanto alla rapidità di montaggio, altri vantaggi garantiti dal sistema, che può essere installato anche in un momento diverso dalla posa della copertura, sono la creazione di uno spazio utile per il passaggio dei cavi, una superficie per la ventilazione del sotto modulo e la separazione funzionale tra sistema tetto e impianto.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?