venerdì 26 agosto 2011

Limiti per installare un impianto fotovoltaico su un terreno agricolo

Quali sono i limiti per installare un impianto fotovoltaico su un terreno agricolo? Il rapporto tra agricoltura e energie rinnovabili è da anni sempre più stretto, ma è un rapporto che va decisamente ad alti e bassi, soprattutto a causa dei dubbi relativi all'impatto ambientale costituito dagli impianti e dallo snaturamento di carattere industriale che essi spesso rischiano di comportare. D'altra parte, questi dubbi, quanto meno a livello istituzionale, stanno emergendo solo relativamente di recente, dopo anni durante i quali si è invece provveduto ad incentivare in molti modi l'installazione agricola di pannelli solari, sia attraverso incentivi diretti, sia attraverso auna legislazione fiscale agevolata. L'esito diretto di tale politica incentivante, accompagnata all'eterna crisi del settore agricolo, è stata l'ovvia scelta di molti proprietari agricoli di destinare i propri terreni all'installazione di impianti fotovoltaici, anziché coltivarli, immobilizzandoli così per almeno due decenni (ovvero per il periodo durante il quale vengono percepiti gli incentivi per la produzione di energia fotovoltaica). Proprio per questi motivi, gli ultimi interventi nel settore, da parte del legislatore nazionale, hanno preso decisamente la strada della disincentivazione del fenomeno, mediante una serie di norme volte a scoraggiare l'utilizzo di terreni agricoli per la produzione massiva di energia mediante pannelli solari. Prime intervenute sul punto sono state le Linee Guida Nazionali, le quali fissano per tutto il territorio nazionale le regole per l'autorizzazione all'installazione degli impianti, nelle quali si trova l'invito alle Regioni ad individuare come non idonee all'installazione di impianti le aree agricole interessate da produzioni agro-alimentari di qualità (produzioni biologiche, dop, igp, doc, stg, docg, eccetera), nonché le aree di particolare pregio paesaggistico. Significativo è poi stato l'intervento del legislatore nel cosiddetto "Decreto Rinnovabili". ovvero il decreto legislativo numero 28 del 3 marzo 2011, in vigore dal 29 marzo, che ha introdotto restrittivi vincoli per gli impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli, vincoli che hanno poi trovato puntuale conferma nel decreto interministeriale dello scorso 5 maggio istitutivo del Quarto Conto Energia. Il decreto legislativo numero 28 del 2011 all'articolo 10, comma 4, stabilisce infatti che "per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, l'accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che: 1) la potenza nominale di ciascun impianto non sia superiore a  1 MW e, nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario,gli impianti siano collocati ad una distanza non inferiore a 2 chilometri; 2) non sia destinato all'installazionedegli impianti più del 10% della superficie del terreno agricolo nella disponibilità del proponente". Le condizioni così fissate devono essere tutte contemporaneamente presenti: quindi ogni impianto non deve superare la potenza di un MW, uno stesso proprietario non può collocare due impianti ad una distanza inferiore a due chilometri, ogni singolo soggetto non può destinare più del 10% dei terreni a sua disposizione (compresi quelli eventualmente in affitto) agli impianti. Poiché l'intento del legislatore è quello di evitare che grosse fette del patrimonio agricolo finiscano per essere destinate alla produzione di energia, si comprende bene per quale motivo il comma 5 del predetto articolo 10, stabilisca invece che "i limiti di cui al comma 4 non si applicano ai terreni abbandonati da almeno 5 anni": è chiaro infatti che in questo caso non sussistono più esigenze di tutela dell'attività agricola.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?