Lo chiamano CBV o Carbonverde. La sua missione è produrre energia, visto che si tratta di un combustibile di nuova generazione. Made in Italy: è messo a punto nel cuore del Piemonte. La novità è nella sua composizione, dato che viene ottenuto dai rifiuti. Il sogno? Eliminare, o quantomeno ridurre le discariche, in cambio di energia pulita. Si tratta di un progetto in fase molto avanzata, frutto della collaborazione tra l'azienda Buzzi Unicem e il Consorzio per il trattamento dei rifiuti di Alba-Bra, che potrebbe presto prendere il via. Se la burocrazia non rallenterà l'innovazione, entro il prossimo anno si avvierà la prima fase: parte dei rifiuti raccolti in questo comprensorio nel cuore delle Langhe, dove vivono circa 170.000 persone, verrà trattato e macinato per produrre Carbonverde, che sarà smaltito negli impianti della Buzzi Unicem, secondo produttore italiano di cemento. Si parla di 10000 tonnellate annue sottratte allo smaltimento tradizionale, trasformate in materia prima a basso costo e utilizzabile a fini energetici. A regime, il quantitativo smaltibile arriverebbe a 35000 tonnellate, permettendo nel giro di qualche anno, quando la discarica che attualmente serve il territorio sarà satura, di risolvere il problema rifiuti senza costruirne una nuova. Le emissioni prodotte per bruciare il combustibile? I dati parlano di un significativo abbassamento rispetto all'uso dei materiali attualmente usati nel cementificio. Usando Carbonverde al posto di polvere di carbone o derivati del petrolio, si ridurrebbe notevolmente la produzione di anidride carbonica, e, dato che viene bruciato a temperature molto più elevate rispetto a quelle a cui lavorano gli inceneritori, si azzererebbe la produzione di diossina. Non restano nemmeno le ceneri, in quanto tutti i residui entrano a far parte del cemento prodotto. L'idea sta facendo scuola, dato che altri 3 consorzi si stanno interessando alle sue possibili applicazioni. La bontà di questa operazione si estende anche alla voce dei costi. Per portare a compimento tutte le fasi del progetto serviranno circa 10 milioni di euro. Non molto di più di quanto richiederebbe costruire una nuova discarica.
Com'è fatto il Carbonverde?
La sua ricetta, sulla carta, è molto semplice. E' composto per circa 3/4 dai rifiuti solidi urbani indifferenziati (RSU), in qualunque forma e composizione essi arrivino dalla raccolta delle città e per la restante parte da rifiuti assimilabili a quelli urbani, in gran parte provenienti dalle lavorazioni indistriali (RSAU). Il RSU viene trattato in modo da perdere umidità e ridurre la flora batterica, tramite un processo di essiccazione. Si aggiunge la frazione RSAU e, dopo aver separato le parti contenenti cloro (individuate grazie all'infrarosso), il tutto viene macinato e omogeneizzato, ottenendo una miscela che può variare dagli 0,2 ai 5 millimetri di spessore. Un processo che fornisce un propellente di ottima qualità in grado di sostituire il carbone o altri combustibili in cementerie e centrali termoelettriche, e ciò in elevate percentuali data la sua finezza e omogeneità. Il Carbonverde può essere prodotto inserendo nei normali impianti di trattamento rifiuti un "Rocket", cioè un mulino per la macinazione, del tutto simile a quelli usati per smaltire gli elettrodomestici. I passaggi non sono molti: cassonetto, trattamento, macinazione, bruciatura nel cementificio.