Come e dove smaltire i pannelli fotovoltaici non più funzionanti? Tra le risposte che iniziano ad arrivare dal mondo industriale, una che senz'altro merita attenzione riguarda l'accordo di programma tra COBAT - Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo - e IFI - Comitato Industrie Fotovoltaiche Italiane - siglato non più di tre mesi fa. Con questo accordo, di fatto, nasce la prima filiera tutta italiana per la raccolta, il riciclo e lo smaltimento dei moduli fotovoltaici. Detto così, in effetti, potrebbe assomigliare a uno di quei tanti accordi che sembrano funzionare solo sulla carta. In realtà, aderendo al sistema Cobat, tutti i produttori di moduli fotovoltaici associati al comitato IFI, nonché i distributori e gli importatori operanti sul territorio italiano, potranno garantire ai propri clienti il ritiro ed il successivo riciclo dei moduli fotovoltaici esausti. Si tratta quindi di un progetto senza dubbio ambizioso: il sistema di gestione dei pannelli fotovoltaici esausti sarà possibile grazie a una mappatura di tutti gli impianti installati a livello nazionale. Mappatura che, per essere a prova d'errore e facilmente consultabile, sarà geo-referenziata e affiancata dall'implementazione di un sistema di tracciabilità dei moduli a fine vita. Ma non è tutto.
A parte questa operazione di monitoraggio, l'accordo prevede anche che il Consorzio si occupi della raccolta dei moduli, e successivamente del frazionamento dei prodotti e del riciclo - in Italia - di tutte le loro componenti metalliche e di vetro. La cella fotovoltaica, invece, per essere smaltita, per ora verrà inviata all'estero, poiché ad oggi, lungo tutto lo stivale, non esistono impianti in grado di compiere questo processo. Ma, in prospettiva, si sta già lavorando per realizzarne uno. A tal proposito, infatti, l'accordo prevede anche l'istituzione di un tavolo tecnico che analizzi anche le tecnologie di trattamento e riciclo per moduli fotovoltaici a fine vita esistenti sul mercato e realizzi uno studio di fattibilità per un impianto pilota.
Lo studio si prefigge anche il compito di analizzare le diverse tipologie di moduli di vecchia e nuova generazione, per caratterizzarne la componentistica del loro trattamento, riciclo e smaltimento e creare un sistema nazionale di raccolta e stoccaggio dei moduli esausti. Cobat e IFI, inoltre, si impegneranno in una campagna di comunicazione e sensibilizzazione circa lo smaltimento e il riciclo degli impianti fotovoltaici, in modo che tutti sappiano che esiste un sistema nazionale in grado di offrire un supporto legislativo, tecnico-scientifico ed amministrativo a chiunque ne abbia bisogno: privati, aziende e anche Pubblica Amministrazione. In altri termini, quindi, sembrerebbe proprio che stia prendendo vita un vero e proprio servizio ambientale che, vista la crescente diffusione di pannelli fotovoltaici in Italia, sarà sempre più indispensabile per non vanificare l'immenso sforzo che si sta facendo per produrre energia pulita e per rendere l'Italia indipendente dal punto di vista energetico.
In conclusione, a spaventare non è la sostituzione degli impianti: nell'era del consumismo, infatti, ci siamo abituati a dare una fine praticamente a tutto e certamente la vita media dei moduli non fa paura a nessuno. Quello su cui però ci si interroga è semmai la loro fine: come verrà smaltito questo ammasso di silicio e altro? Già, altro cosa? Vetro temperato, profili metallici, cavi e giunti. Per quanto riguarda il silicio, il suo smaltimento non ha mai rappresentato e quindi non rappresenta un problema: praticamente si tratta di sabbia, e dunque lo smaltimento avviene esattamente come per le schede dei computer o dei circuiti stampati. La lastra di vetro temperato, invece, segue le stesse sorti del cristallo: si può tranquillamente riciclare. I cavi, i giunti, sono normalmente usati anche in altri settori, e il loro smaltimento o riuso non ha mai rappresentato un ostacolo. Pertanto, il problema dello smaltimento dei moduli fotovoltaici non deve essere visto come un possibile danno ambientale, occorre solo che i pannelli esausti arrivino nel posto giusto e che siano giustamente gestiti. Ecco perché la creazione della filiera italiana dovrebbe portare benefici anche rispetto all'identificabilità e alla tracciabilità dei moduli fotovoltaici che, dopo la loro disinstallazione, potranno così essere riciclati e recuperati.