In aggiunta ai controlli di routine che vengono effettuati obbligatoriamente sui moduli fotovoltaici, vari enti certificatori indipendenti, in accordo con le nuove IEC 61701:2011, hanno introdotto il "Salt Mist Corrosion Testing" e l'"Ammonia Corrosion Testing" (rispettivamente si tratta del test anticorrosione e del test antiammoniaca).
Il primo verifica la resistenza dei moduli fotovoltaici per impianti installati in aree costiere, o comunque situati in prossimità del mare ed esposti all'ambiente salino per la maggior parte del loro ciclo di vita operativa: in queste condizioni i moduli possono essere facilmente danneggiati da nebulizzazioni di acqua salata, o dalla salsedine, per effetto del sale depositato sulla superficie dei pannelli che, anche se ormai secco, può essere riattivato dalla pioggia o dall'umidità e compromettere seriamente la durata stessa nel tempo dei moduli. Riproducendo in laboratorio l'effetto "nebbia salina", l'ente certificatore attesta l'efficienza o meno dei prodotti fotovoltaici in tali condizioni: il test di corrosione ha una durata di circa 30 giorni e prevede quattro fasi di verifica. Durante ciascuna di esse i moduli vengono spruzzati per due ore con una soluzione di cloruro di sodio al 5%, successivamente vengono esposti per 7 giorni a una temperatura di 35 gradi Celsius e a un tasso di umidità dell'85%. L'intera procedura viene ripetuta per quattro volte in ciascuna fase di test successiva, riuscendo a simulare gli effetti reali della corrosione salina durante l'intero ciclo operativo dei moduli fotovoltaici. Trascorso il tempo di riposo, i moduli vengono ripuliti e viene immediatamente verificata la tensione a circuito aperto, la corrente di corto circuito e ogni eventuale calo nella potenza: solo i moduli con un rivestimento protettivo uniforme e di qualità riescono a resistere alla corrosione salina.
Il secondo test, invece, si rende necessario per verificare l'idoneità dei moduli all'installazione su edifici agricoli al fine di scongiurare l'eventuale insorgenza di problemi strutturali e di performance a seguito di esposizione prolungata all'ammoniaca: all'interno di un impianto fotovoltaico sul tetto di un capannone agricolo, infatti, i moduli possono essere esposti ad alti livelli di ammoniaca e altri agenti alcalini, soprattutto se collocati vicino al sistema di aerazione che estrae l'aria proveniente dalle stalle. In presenza di un alto tasso di umidità, il condensato acido che ne deriva mette a rischio l'integrità stessa dei moduli fotovoltaici con conseguente riduzione della produzione. Sebbene non esista ancora un preciso standard internazionale per i test di resistenza all'ammoniaca, in alcuni casi si è sviluppato un approccio valutativo tra i più severi al mondo: il "Test di resistenza alla corrosione da ammoniaca per moduli fotovoltaici" (2PfG 1917/05.11 corrispondente all'IEC 62716 Progetto C). Durante i test viene utilizzata una concentrazione di ammoniaca 8 volte superiore ai livelli usati in test simili, pari a 6.667 ppm. L'ambiente altamente alcalino viene creato utilizzando cloruro di ammonio. Posti in una camera di prova per 20 giorni, i moduli fotovoltaici sono soggetti a temperature tra 23 e 60 gradi Centigradi e a tassi di umidità compresi tra il 75% e il 100%.