Il tema del raggiungimento della grid parity per la tecnologia fotovoltaica in Italia è quanto mai di attualità, considerata la significativa riduzione dei prezzi chiavi in mano degli impianti negli ultimi mesi e il progressivo esaurimento delle risorse disponibili per l'incentivazione. Al Quinto Conto energia restano ormai pochi mesi di vita prima del raggiungimento del limite massimo di spesa annua di 6,7 miliardi di euro, con il quale il sistema di incentivazione si estinguerà definitivamente. A inizio 2013, il contatore fotovoltaico del Gse indica infatti un costo cumulato annuo pari a 6522 miliardi di euro. Il limitato contingente residuo, insieme agli ultimi provvedimenti normativi relativi alla proroga al 31 ottobre 2013 dell'applicabilità del Quarto Conto Energia agli impianti di proprietà della pubblica amministrazione, il cosiddetto "Salva Alcoa 2" (emendamento inserito nel comma 425 della Legge di Stabilità 24 dicembre 2012 numero 228), lasciano presagire che la vita residua del Quinto Conto Energia sarà piuttosto breve. Con il concetto di grid parity si fa riferimento alla parità fra il costo di produzione dell'energia elettrica da fotovoltaico e il costo d'acquisto dell'energia stessa della rete. Tale comparazione risulta complessa sia a causa delle peculiarità specifiche di ogni impianto (localizzazione geografica, taglia, destinazione d'uso dell'energia prodotta, eccetera), sia in quanto l'assunzione stessa per cui, a partire da quando si realizza la parità, diventa indifferente installare l'impianto o prelevare energia dalla rete non è generalizzabile per le diverse tipologie di investitori: privato cittadino, impresa industriale, utility, eccetera. Per risolvere queste criticità, è possibile adottare un approccio secondo cui la grid parity è raggiunta quando l'investimento in un impianto fotovoltaico è economicamente conveniente, in termini di rendimento dell'investimento stesso, anche in assenza di incentivi (si utilizza come indicatore il Tasso di rendimento interno, o IRR - Internal Rate of Return, dell'investimento). In particolare, si considera un tasso di rendimento "soglia" per gli impianti residenziali (3kWp) pari al 4%, mentre per gli impianti di taglia superiore, si considera un rendimento minimo accettabile pari al 6%.
Analizziamo di seguito i risultati delle analisi dell'Energy & Strategy Group su impianti di taglia 3 kWp e 200 kWp. Per l'impianto da 3 kWp (realizzato su edificio, auto-consumo pari al 30% dell'energia prodotta, in regime di Scambio sul posto, finanziato al 100% con capitale proprio), con i prezzi chiavi in mano, attuali, (in media pari a circa 2300 euro/kWp), i rendimenti senza incentivo per impianti con vita utile pari a 20 anni siano negativi indipendentemente dalla localizzazione geografica. Per raggiungere la grid parity nel Sud Italia con gli attuali livelli di costo, sarebbe necessario che l'autoconsumo raggiunga l'inverosimile valore dell'80%. Tuttavia, la possibilità di accesso alle detrazioni fiscali per gli interventi di risparmio energetico (DL 83/2012), tra i quali rientra l'installazione di impianti a fonte rinnovabile, appare una valida alternativa in grado di accompagnare il fotovoltaico verso la grid parity già nel breve e medio termine. Grazie alla detrazione Irpef al 50%, già per valori prossimi ai 2000 euro/kWp dello stesso impianto da 3 kWp, il valore soglia per la sostenibilità economica dell'investimento potrebbe essere raggiunto nel Sud Italia, mentre dovrebbe arrivare ai circa 1700 euro/kWp al Centro.
Per quanto riguarda l'impianto tipo da 200 kWp (realizzato su edificio, autoconsumo pari all'80% dell'energia prodotta, in regime di scambio sul posto e finanziato in full equity), con prezzi chiavi in mano pari a 1700 euro/kWp (valore medio in Italia nella seconda metà del 2012), i rendimenti degli impianti con vita utile pari a 20 anni risultino positivi, anche se bassi, nel caso di installazioni nel Centro e nel Sud del Paese. In questo caso si è ipotizzato che l'impianto sia asservito a un'attività produttiva che consenta di autoconsumare una quota rilevante dell'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico data dalla contemporaneità tra consumo e produzione, fenomeno che più difficilmente si verifica nei contesti residenziali. Ipotizzando una vita utile di 30 anni, un impianto con un prezzo chiavi in mano pari a 1700 euro/kWp installato nel Sud raggiungerebbe un tasso interno di rendimento prossimo al 6%, mentre il prezzo deve scendere a circa 1400 euro/kWp per ottenere lo stesso rendimento nelle regioni del Centro e a circa 1000 euro/kWp in quelle del Nord. Oltre agli sforzi di riduzione dei costi, già compiuti in maniera rilevante dagli operatori dell'intera filiera negli ultimi anni, si rende evidente quanto la chiave per la grid parity sia costituita dall'autoconsumo. Da qui la necessità di una normativa chiara e stabile che regoli i paradigmi di applicazione del fotovoltaico quali SEU (Sistemi Efficienti di Utenza) e RIU (Reti Interne di Utenza). Il mercato fotovoltaico oltre agli incentivi sarà inevitabilmente legato a modelli di autoapprovvigionamento energetico, che potranno contribuire a restituire al solare quel carattere di fonte di generazione energetica diffusa che ne aveva costituito lo sviluppo iniziale a partire dal 2005.