domenica 30 dicembre 2012

Etica Solar ha lanciato Etikit, il kit fotovoltaico per uso domestico facile da montare

Si chiama Etikit, il nuovo prodotto ideato dalla Etica Solar SpA, che si abbina all'Energy Manager Leonardo. Il nuovo Conto Energia ha definito un cambiamento di strategia: gli investimenti sui grandi campi fotovoltaici risalgono ad altri tempi e oggi il mercato sta cambiando, prediligendo la strada degli impianti domestici. Per questo motivo Etica Solar propone Etikit, un kit semplice da acquistare, facile da montare con prestazioni paragonabili a quelle dei più diffusi impianti fotovoltaici in circolazione. É stato pensato per soddisfare principalmente le esigenze degli installatori, con il supporto in tutte le fasi d'installazione e uno studio mirato alle esigenze del tecnico professionista, arricchito da tutorial e supporti al montaggio. Etikit racchiude tutta la capacità progettuale di Etica Solar, un'azienda che si definisce "specializzata nelle energie rinnovabili, finanziariamente solida e amministrata da persone con considerevoli esperienze in vari campi, conosciuta nel mondo fotovoltaico come sinonimo di professionalità e solidità finanziaria". Il kit fotovoltaico Etikit è facile da prenotare, con un meccanismo che prevede la consegna del prodotto direttamente al punto vendita, alla sede dell'installatore oppure direttamente a casa del cliente con tutto il necessario per l'installazione. Si tratta di una soluzione per tutti gli installatori che vogliono abbattere ulteriormente i costi e che hanno la capacità di poter installare autonomamente l'impianto fotovoltaico. In quanto prodotto completo è anche una valida soluzione per il rivenditore. Etica Solar punta a sottolineare che "Etikit è una scelta intelligente ma anche etica, che aiuta a sviluppare l'economia del Paese, rendendola competitiva in un settore strategico. In ogni caso, chi sceglie Etikit, si garantisce l'acquisto di un prodotto ad elevato know how ed elevata qualità". Per tutti gli installatori Etikit sono stati previsti servizi dedicati di supporto con assistenti di montaggio, video tutorial e guida agli incentivi. (Info Line: 800.021.771)

giovedì 27 dicembre 2012

We for solar mira a diffondere gli impianti fotovoltaici residenziali offrendo kit preconfezionati

Si chiama We For Solar la nuova iniziativa lanciata da Juwi per diffondere gli impianti fotovoltaici nel mercato residenziale attraverso la vendita online di kit completi e preconfezionati, a partire da una potenza minima di 3 kW. Il servizio è pensato per l'utente finale, che attraverso il portale può ipotizzare una configurazione d'impianto, scegliere tra varie formule, tra cui quella chiavi in mano con installazione incorporata e acquistare online. Per l'installatore l'interesse è di far parte della rete di professionisti accreditati chiamati poi a realizzare gli impianti. La formula prevede quindi una serie di vantaggi, che Juwi sintetizza in alcuni punti: sono i clienti che chiamano gli installatori e non gli installatori a cercarli; l'acquisto dei moduli viene fatto direttamente dal cliente senza costringere l'installatore a esporsi finanziariamente; il pagamento online immediato garantisce flussi di cassa più rapidi. Altri aspetti riguardano il feedback dei clienti, che vengono invitati a indicare sul sito dell'iniziativa il loro livello di soddisfazione. Il sito dà, inoltre, visibilità diretta agli installatori, mentre è previsto anche un servizio di formazione tecnica e di supporto. Per lanciare l'iniziativa Juwi ha avviato una selezione di installatori in tutta Italia.

mercoledì 26 dicembre 2012

Conergy rinnova la gamma di moduli fotovoltaici

Novità in casa Conergy. Il Gruppo tedesco, con sede italiana a Vicenza, rinnova la sua gamma più importante di moduli fotovoltaici, Conergy PowerPlus, con l'obiettivo di aumentare qualità ed efficienza. L'adeguamento dei moduli riguarda in particolare l'adattamento della cornice e il cambiamento della junction box. La cornice viene leggermente modificata, mentre il lato posteriore del modulo diventa più piccolo per favorire la riduzione del peso - circa 1 kg in meno per modulo - e per aumentare la flessibilità di montaggio e fissaggio sul sito di installazione o sul tetto. Nonostante la cura dimagrante rimangono invariati i requisiti di robustezza: i PowerPlus possono infatti resistere fino a 6.000 Pascal di pressione. É stata sostituita la junction box, prodotta dalla casa svizzera Huber + Suhner. Alla HA3 è subentrata la RH3, più compatta ed efficiente, adatta alle condizioni climatiche più rigide, interamente sigillata per evitare infiltrazioni di acqua o di polvere nella parte centrale del modulo fotovoltaico e provvista, inoltre, di un sistema di ventilazione sul lato posteriore per ottenere prestazioni eccellenti. Tale rinnovamento avviene in due step, il primo coinvolge la cornice, la cui produzione è partita alla fine di luglio, il secondo e più visibile cambio della junction box è partito con la produzione a settembre. Da Conergy fanno sapere che le modifiche apportate ai moduli sono solo delle piccole migliorie che fanno parte del naturale processo tecnico nella produzione dei moduli. Un adeguamento che non va a intaccare la qualità e l'efficienza dei moduli PowerPlus, che sono e rimangono il prodotto principale in portafoglio.

lunedì 24 dicembre 2012

La linea vita di HB Evoflex garantisce la sicurezza degli installatori fotovoltaici

Le linee vita sono un obbligo ormai su tutti i tetti e devono garantire la sicurezza massima di chiunque salga sulle coperture per motivi di lavoro o manutenzione. Tra le figure professionali più interessate all'uso di questi strumenti ci sono anche, ovviamente, gli installatori fotovoltaici. Sono ancora tanti i tetti non attrezzati con linee vita, quindi non è da escludere che l'installatore chiamato a realizzare un impianto fotovoltaico si trovi anche nella condizione di mettere in sicurezza il tetto. Sono già numerosi i casi di imprese di installazione fotovoltaica che si sono attrezzate per installare linee vita e, un prodotto interessante, da questo punto di vista, è la nuova soluzione HB-Evoflex messa a punto da HB Security, società con sede a Cortazza, in provincia di Bolzano. Si tratta di una linea vita facilmente sostituibile senza la necessità di cambiare l'intero sistema, dotata di un sistema anticaduta deformabile in cui la base resta saldamente ancorata alla copertura e, in caso di utilizzo, basta soltanto rimuovere e reinstallare i componenti del sistema in-out, con un intervento sul pacchetto di copertura davvero minimo. Secondo il produttore, HB-Evoflex mantiene la totale sicurezza in caso di caduta dall'alto e garantisce la comodità di utilizzo per l'operatore, che durante la manutenzione può muoversi agevolmente lungo l'area di lavoro. Il sistema in-out di cui è provvista questa linea vita è in grado, piegandosi e accompagnando la caduta dell'operatore, di ridurre l'energia in caso di scivolamento o perdita di equilibrio, evitandogli così strattoni e colpi bruschi. Un altro vantaggio è quello estetico, perché la linea vita ha un impatto visivo minimo, grazie all'adozione di pali in acciaio con un'altezza minima di 40 centimetri. Il sistema è stato studiato per installazioni che debbano assicurare il mantenimento di uno stile architettonico e progettuale definito, quindi anche per edifici di elevato prestigio o valore storico. HB-Evoflex è garantita per l'utilizzo contemporaneo di massimo 4 operatori ed è certificata UNI EN 795 in classe C. Il passo massimo tra due pali è di 15 metri. Per distanze più lunghe andranno quindi previsti sostegni intermedi, fino a uno sviluppo massimo di 100 metri.

martedì 18 dicembre 2012

La porta con riscaldamento a piastrelle di maiolica

Le mille applicazioni delle energie rinnovabili ci portano a parlare di un'innovazione assai curiosa ma sicuramente utile. Dopo due anni di ricerche è nata una porta per interni in legno con riscaldamento integrato a piastrelle di maiolica, inserite direttamente nella struttura della porta stessa. Per il momento, questo modello di ultima generazione è stato concepito per il funzionamento con corrente elettrica ed è particolarmente indicato per l'impiego in case a basso consumo energetico, dotate di impianto fotovoltaico o pannelli solari. É, invece, in fase di sviluppo una variante ancora più evoluta con funzionameto ad acqua calda e acqua fredda per il raffreddamento, già parte integrante del brevetto. Il calore è disponibile nell'arco di 20 minuti, e utilizzabile per 2/3 ore (600 W è la capacità riscaldante) e, visto che la temperatura in superficie non supera i 55° non vi è nessun rischio di ustioni.

lunedì 17 dicembre 2012

Chi gestisce i proventi dell'impianto fotovoltaico condominiale?

La realizzazione di un impianto fotovoltaico nelle parti comuni di un edificio va sicuramente considerata rientrante fra le innovazioni disciplinate dall'articolo 1120 del codice civile poiché non vi è dubbio che tale impianto può essere considerato come diretto al miglioramento o all'uso più comodo o al maggior rendimento delle cose comuni. Ciò detto si dovrà, quindi, verificare innanzitutto che l'installazione non comporti pregiudizio per la stabilità o la sicurezza del fabbricato, che non ne alteri il decoro architettonico o che renda talune parti comuni dell'edificio inservibili all'uso o al godimento anche di un solo condomino poiché in tali casi sarà vietata. Fatte le verifiche del caso, l'installazione potrà essere autorizzata dall'assemblea che delibererà con la maggioranza prevista dall'articolo 1136 del codice civile, ovvero con un numero di voti che rappresenti la maggioranza dei partecipanti al condominio e i due terzi del valore dell'edificio. Per quanto concerne i condomini dissenzienti, si fa riferimento a quanto previsto dall'articolo 1121 del codice civile, il quale si occupa delle innovazioni che possono considerarsi gravose economicamente o voluttuarie, e precisa che, in questi casi, i condomini che non intendono trarne vantaggio sono esonerati da qualsiasi contributo nella spesa sempreché l'innovazione sia suscettibile di uso separato (si pensi al caso dell'ascensore); nel caso in cui, invece, come per l'impianto fotovoltaico, l'utilizzazione separata non è possibile, l'innovazione non è consentita, salvo che la maggioranza dei condomini che l'ha deliberata o accettata intenda sopportarne integralmente la spesa. Per quanto riguarda le altre due questioni, inerenti da un lato il soggetto che gestisce l'impianto e dall'altro l'inquadramento fiscale della questione, si tratta di due aspetti che vanno trattati congiuntamente, anche sulla scorta di quanto chiarito dall'Agenzia delle Entrate nella risoluzione numero 84/E del 10 agosto scorso. In tale risoluzione si precisa che, qualora il condominio si limiti ad installare un impianto di potenza fino a 20 kW destinato prevalentemente all'autoconsumo, non si può ritenere che esso svolga un'attività di tipo commerciale abituale in relazione all'eventuale energia prodotta in eccesso rispetto al proprio fabbisogno e immessa in rete mediante il servizio di scambio sul posto. In tal caso gli eventuali proventi derivanti dall'energia in eccesso dovranno semplicemente essere attribuiti ai singoli condomini in proporzione ai millesimi e verranno tassati in capo ai condomini stessi, come redditi diversi ai sensi di quanto previsto dall'articolo 67, comma 1, lettera i) del TUIR. Diverso è, invece, il caso in cui il condominio realizzi un impianto di potenza superiore ai 20 kW, oppure anche al di sotto di tale soglia, ma ceda tutta o la maggior parte dell'energia prodotta: in tal caso, si configura l'ipotesi dell'attività commerciale abituale e sorgono due problemi diversi, l'uno inerente al soggetto destinato a gestire tale attività commerciale, l'altro relativo alla tassazione di tale attività. Così per come lo configura il codice civile, il condominio è un semplice ente di gestione della cosa comune, nell'interesse dei condomini, non è un soggetto tipicamente deputato allo svolgimento di un'attività commerciale. Nel caso in cui, invece, i condomini intraprendano un'attività di tipo commerciale, si deve ritenere che essi, in realtà costituiscono un'attività di fatto, alla quale dovrà quindi essere imputato il reddito dell'impresa svolta. Naturalmente da tale società di fatto dovranno ritenersi esclusi i condomini che non hanno deliberato a favore dello svolgimento dell'attività commerciale, che nel caso di specie è la realizzazione dell'impianto fotovoltaico e la relativa vendita dell'energia prodotta. Dal punto di vista fiscale, la società di fatto che svolge attività commerciale va equiparata alla società in nome collettivo (articolo 5, comma 3, lettera b del TUIR) e come tale dovrà emettere regolare dichiarazione dei redditi, sulla base della quale pagherà le relative tasse. Inoltre, tale società è soggetto passivo anche ai fini dell'Iva ed è pertanto obbligata alla tenuta dei relativi registri, ad effettuare la dichiarazione Iva, nonché a fatturare al GSE l'energia immessa in rete.

venerdì 14 dicembre 2012

Un edificio quando può essere definito carbon neutral?

In generale, gli edifici considerati carbon neutral (o carbon zero) sono quelli in cui, su base annuale, le emissioni di gas serra sono compensate dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, sul posto o tramite impianti remoti, in quantità tale da equilibrare il bilancio delle emissioni. Si tratta di un principio simile a quello del consumo "quasi zero" previsto dalle normative europee in materia di efficienza energetica, come obiettivo da raggiungere entro il 2020 in caso di nuove costruzioni o di radicali ristrutturazioni. Il concetto del carbon neutral, invece, è ancora più radicale. Nel bilancio, infatti, entra anche la somma delle quantità di energia incorporate nei materiali da costruzione durante l'intero loro ciclo di vita, anch'esse annualizzate per rendere omogenei i valori. Al termine della vita utile dell'edificio, pertanto, il suo bilancio di emissioni inquinanti sarà pari a zero. Un meraviglioso esempio di edificio carbon zero è rappresentato dal "Pixel Building" di Melbourne, in Australia che è stato progettato e costruito per svolgere la propria funzione senza dare il minimo contributo al riscaldamento globale. I sistemi energetici attivi comprendono turbine eoliche e moduli fotovoltaici fissi e a inseguimento solare; gli impianti termoidraulici sono composti da: pompe di calore ad assorbimento con superfici radianti più ventilazione con recupero del calore; raccolta, depurazione e potabilizzazione dell'acqua piovana.

domenica 9 dicembre 2012

I Paesi senza elettricità vedranno la luce grazie a Tob

Portare energia nei luoghi non allacciati alla rete elettrica. Sono molti, in tal senso, i progetti che cercano di raggiungere questo obiettivo: un primo risultato è arrivato da Enel, che ha da poco presentato il prototipo Tob. La struttura, pensata per essere montata facilmente, ha 5,4 kW di pannelli fotovoltaici a film sottile e una batteria che accumula energia e assicura un'autonomia di quattro ore in assenza di sole. É una soluzione semplice e di basso costo che apre prospettive importanti nella diffusione dell'elettricità nelle aree più remote del mondo. Il progetto rientra nel programma "Enabling Electricity", ideato dall'azienda per fornire energia elettrica a comunità isolate, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. La struttura stessa di Tob, infatti, è flessibile e consente di essere montata nei contesti più svariati, dalle scuole agli ambulatori, passando per rifugi montani o resort turistici.

Countries without electricity will come to light thanks to Tob

Bring energy in places that are not connected to the mains. There are many in this regard, projects that seek to achieve this goal: a first result came from Enel, who recently presented the prototype Tob. The structure, designed to be easily assembled, has 5.4 kW of photovoltaic thin film and a battery that stores energy and provides a range of four hours in the absence of sun. It is a simple and low cost which opens important perspectives in the expansion of electricity in remote areas of the world. The project is part of the program "Enabling Electricity", created by the company to provide electricity to isolated communities, particularly in developing countries. The very structure of Tob, in fact, is flexible and can be mounted in many different contexts, from schools to clinics, through mountain lodges or tourist resorts.

martedì 4 dicembre 2012

Le rinnovabili elettriche godranno di maggiori vantaggi grazie alla tariffa omnicomprensiva

Dal primo gennaio 2013 i nuovi impianti non fotovoltaici, quindi parliamo dei nuovi impianti eolici, a biomassa, biogas e affini, potranno godere di incentivi che manderanno sostanzialmente in pensione il sistema dei certificati verdi. Vediamo di che si tratta.

Com'è noto, con due decreti ministeriali datati 6 luglio 2012 il Governo è intervenuto con misure piuttosto pesanti e significative nel settore delle energie rinnovabili. Il primo dei due decreti è dedicato al Quinto Conto Energia, in vigore dallo scorso 27 agosto basato sul meccanismo che prevede, una volta superato da 30 giorni il tetto di spesa di 6,7 miliardi, che i nuovi impianti fotovoltaici non abbiano diritto ad alcun incentivo ed il sistema incentivante si estingua. La forte crescita del fotovoltaico, infatti, ha ispirato al legislatore l'idea che il comparto sia ormai in grado di camminare sulle proprie gambe e che quindi gli incentivi possano ed anzi debbano essere diminuiti, anche per evitare che si gonfi una bolla speculativa. Ampi spazi di crescita, invece, sono ancora riconosciuti alle fonti rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico: eolico, biogas, biomasse, ecc. A tali ulteriori fonti alternative il Governo ha dedicato il secondo dei decreti del 6 luglio scorso, nel quale, in effetti, l'atteggiamento è stato molto più morbido che per il fotovoltaico, in particolar modo per gli impianti più piccoli. Tale decreto istituisce anche per tali fonti rinnovabili il meccanismo della tariffa incentivante omnicomprensiva, che quindi andrà progressivamente a sostituire l'attuale sistema basato sui certificati verdi: la transizione da un sistema all'altro comincia a far data dal primo gennaio 2013, data a partire dalla quale i nuovi impianti entreranno ufficialmente nel nuovo regime, mentre gli impianti ancora in fase di completamento godranno di un regime transitorio sino al 30 giugno 2013.

Nella struttura del nuovo sistema incentivante, in base a quanto stabilito dall'articolo 4 del decreto, sono tre le modalità per accedere alla tariffa omnicomprensiva e si distinguono per tipologia di energia rinnovabile e per potenza:

  • accedono direttamente all'incentivo (articolo 4 comma 3) gli impianti eolici e alimentati dalla fonte oceanica di potenza fino a 60 kW, gli impianti idroelettrici di potenza nominale fino a 50 kW (soglia elevata a 250 kW per impianti con alcune caratteristiche definite nello specifico sempre nell'articolo 4 comma 3, punti i, ii, iii), gli impianti alimentati a biomassa (prodotti di origine biologica e sottoprodotti di origine biologica), di potenza fino a 200 kW e gli impianti alimentati a biogas di potenza fino a 100 kW;
  • per gli impianti, quale che sia la tipologia di fonte rinnovabile, con potenza al di sopra dei 5 MW (fatta eccezione per l'idroelettrico per cui è stato fissato un valore di 10 MW e il geotermoelettrico con 20 MW) è previsto un meccanismo di accesso alla tariffa incentivante mediante una procedura competitiva di asta al ribasso, nell'ambito del quale la graduatoria di accesso è formata in base al criterio della maggiore riduzione percentuale offerta;
  • per tutti gli altri impianti, che non accedono direttamente alla tariffa, né partecipano al sistema delle aste è previsto che possano accedere alla tariffa incentivante solo previa iscrizione in appositi registri e sempre che nell'ambito dei registri si collochino in posizione tale da rientrare in limiti specifici di potenza, fissati dall'articolo 9 comma 4. 
Il decreto stesso, nella Tabella 1 inserita nell'Allegato 1, prevede i vari coefficienti per il calcolo della tariffa incentivante valida per il 2013, mentre per gli impianti che entreranno in esercizio negli anni successivi, il valore delle tariffe incentivanti base indicate nella tabella va diminuito del 2% per anno. É previsto poi un contributo fisso per le spese di istruttoria dovuto da tutti i soggetti che richiedono l'accesso alla tariffa incentivante, pari alla somma di una quota fissa, stabilita in 100 euro, più una quota variabile da calcolare in base alla potenza dell'impianto.

Trattati particolarmente bene dal decreto soprattutto due settori: quello dell'energia prodotta mediante biomasse e biogas e quello del solare termodinamico. Per quanto riguarda il primo dei due settori si segnala che tra i principali criteri di priorità utilizzati per stilare le graduatorie di accesso alla tariffa è previsto che al primo posto si posizionano gli impianti di proprietà di aziende agricole, singole e associate, alimentate da biomasse e biogas con matrici costituite da prodotti e sottoprodotti, con potenza non superiore ai 600 kW. Per quanto concerne, invece, il solare termodinamico, l'articolo 28 del decreto è stato accolto molto positivamente dagli operatori del settore poiché prevede livelli di incentivazione ritenuti idonei a realizzare impianti e a consolidare la filiera industriale già esistente, inoltre istituisce la possibilità di modulare la necessità di accumulo termico in base alla taglia dell'impianto, riconosce la massima tariffa applicabile nelle installazioni ibridizzate con altre fonti rinnovabili, incrementa il tetto di superficie captante a 2,5 milioni di mq (oltre 250 MW), infine porta a 24 mesi il periodo per la realizzazione degli impianti dalla data nella quale verrà raggiunto il limite di superficie captante cumulativa.

sabato 1 dicembre 2012

Per le opere energetiche l'errore nel bonifico è rimediabile solo con la sostituzione

Non è bonariamente sanabile l'errore compiuto sul bonifico per il pagamento delle prestazioni che darebbero diritto alla detrazione per la ristrutturazione edilizia e per le opere energetiche (detrazione del 36% e del 55%). Dal 2010 le banche e le Poste italiane operano una ritenuta del 4% a titolo di acconto, nei confronti delle imprese destinatarie dei bonifici in commento. La mancata indicazione che si tratta di un bonifico a pagamento di tali interventi, o l'omessa indicazione del codice fiscale e della partita Iva dell'impresa stessa, quindi, non consente la trattenuta fiscale. Da qui l'unica possibilità per il contribuente di essere legittimato alla detrazione è quella di farsi restituire dall'imprenditore i soldi già versati, ed effettuare un nuovo bonifico, avendo cura, questa volta, di riportare tutti i dati necessari.

venerdì 30 novembre 2012

La pirolisi o piroscissione

In Italia non sono ancora molti gli impianti pirolitici e, a dire il vero, è una tecnologia ancora poco conosciuta sebbene non sia proprio di recentissima scoperta. La pirolisi, o piroscissione non è altro che la decomposizione molecolare di materiale organico per effetto del calore. Quando il materiale organico è il petrolio si parla più propriamente di piroscissione o cracking. Per effetto del riscaldamento in carenza di ossigeno, si ha la rottura dei legami chimici del materiale, il quale si scinde in tre fasi che vengono raccolte separatamente: una fase gassosa, contenente idrogeno, ossido di carbonio, anidride carbonica, metano e idrocarburi superiori; una fase liquida oleosa, contenente acidi organici, metanolo e acetone; una fase solida carbonizzata, composta da polvere di carbonio virtualmente puro e di materiali inerti (metalli, vetro, ecc.). Regolando la temperatura, si possono influenzare notevolmente le proporzioni relative delle tre fasi, come pure la formazione preferenziale di certi prodotti, intervenendo sul rapporto azoto-ossigeno durante la combustione: per esempio, aumentandolo si ottengono maggiori quantità di idrocarburi, diminuendolo si ha una maggiore produzione di composti ossigenati, quali aldeidi, chetoni, acidi organici. Il processo viene attualmente sfruttato per il trattamento di alcuni tipi di rifiuti solidi, quali i rifiuti urbani a composizione particolarmente ricca in residui cartacei e vegetali, i fanghi di depurazione biologica, i vecchi pneumatici, i cascami delle fabbriche di gomma, ecc. La realizzazione tecnica consiste nel portare i rifiuti solidi a 600/1000 °C in ambiente povero di ossigeno. La pirolisi differisce dall'incenerimento in quanto processo endotermico anziché esotermico. 

Di seguito vi proponiamo alcuni video inerenti la pirolisi. Nella fattispecie, il primo a seguire inerisce l'impianto a biogas da pirolisi della municipalizzata di Correggio.

In questo filmato, invece, viene mostrato il funzionamento di una stufa pirolitica destinata ai paesi in via di sviluppo.
Infine, vi proponiamo un video che riguarda un impianto di pirolisi per dissociazione RSU.

giovedì 29 novembre 2012

La Provincia autonoma di Bolzano anticipa il recepimento della Energy performance buildings directive 2

É notizia recente l'approvazione, da parte della Provincia Autonoma di Bolzano, di una delibera che anticipa il recepimento della cosiddetta "Energy Performance Buildings Directive 2", la direttiva europea 2010/31/UE sulle prestazioni energetiche nell'edilizia, adempiendo un obbligo sul quale l'Italia sta ancora lavorando. La EPBD2 rende, fra l'altro, obbligatorio il rispetto del requisito "energia quasi zero" per tutti gli edifici pubblici, realizzati dal 2018, e per quelli privati, a partire dal 2020. In Sud Tirolo, dove per tutti i nuovi edifici è già in vigore il rispetto dello standard Casaclima B (50 kWh/mqa), la nuova normativa impone che:

  • il fabbisogno totale di energia primaria dovrà essere coperto per almeno il 40% con energie rinnovabili, e per il 50% dal gennaio 2017;
  • lo standard Casaclima A (30 kWh/mqa) sarà il minimo obbligatorio per gli edifici di nuova costruzione a partire dal gennaio 2015.
Si tratta di prestazioni già ampiamente alla portata dell'edilizia corrente come testimoniato da Energy House, un complesso condominiale realizzato a Vicenza e premiato, fra gli oltre 1600 certificati dall'agenzia altoatesina nel 2011, nell'ambito del prestigioso  Casaclima Award. Questo risultato corona l'impegno verso la sostenibilità da parte della società committente, Veneta Investimenti Immobiliari, che a fronte di un progetto già autorizzato ha deciso di spingere al limite le prestazioni energetiche ottenendo, con una profonda revisione progettuale e tecnologica, lo standard Casaclima Oro (8 kWh/mq per anno). 

L'intervento è composto da due edifici paralleli a destinazione residenziale, che si elevano per 3 e 4 piani fuori terra nel centro della città, presentando stilemi architettonici differenti senza che il loro aspetto esteriore comprometta le prestazioni energetiche dei rispettivi involucri edilizi. L'edificio più basso, affacciato su strada, presenta una tradizionale facciata rivestita con intonaco chiaro, ricca di modanature e decorazioni classicheggianti, ed è sormontato da un volume con copertura a botte interamente rivestito da nastri in alluminio. L'altro volume è caratterizzato da un aspetto contemporaneo con facciate ventilate, generose terrazze dotate di frangisole e un attico con ampie vetrate esposte a Sud. Mai come in questo caso si può affermare che l'immagine architettonica è una variabile indipendente dal contenuto prestazionale ed energetico del costruito. 

Durante la stagione invernale, l'edificio si avvale del determinante contributo offerto dalla penetrazione dei raggi solari negli spazi abitati: grandi finestre dotate di tripli vetri inondano gli appartamenti di luce naturale e calore. Quest'ultimo viene immagazzinato da pavimenti e murature per essere restituito quando la temperatura diminuisce. In estate, invece, i raggi solari raggiungono l'involucro edilizio con un angolo maggiore e sono intercettati sia dai frangisole fissi, sia dalle veneziane esterne motorizzate a scomparsa. In questo modo viene comunque garantito un adeguato livello di illuminazione naturale, evitando il surriscaldamento degli ambienti. Con la radicale modifica delle prestazioni dell'involucro edilizio, gli apparati termomeccanici sono stati riprogettati per adattarsi alle nuove condizioni di esercizio, impiegando soluzioni a elevatissima efficienza.

La principale fonte energetica rinnovabile è lo scambio termico con il sottosuolo, assicurato da 9 sonde di profondità attestate su 2 pompe di calore a inversione di ciclo. Parte dell'energia elettrica è prodotta dal campo fotovoltaico, mentre la produzione di acqua calda è integrata da pannelli solari termici. Il contenimento delle dispersioni termiche delle reti impiantistiche è stato prevenuto utilizzando idonee tubazioni termoisolate.

mercoledì 28 novembre 2012

É obbligatorio installare sistemi solari sugli edifici di nuova costruzione

É da poco entrata in vigore la nuova normativa legata all'obbligo di installare sistemi solari sugli edifici di nuova costruzione e sulle ristrutturazioni rilevanti, considerando tali quelle messe in opera su involucri che superano i 1000 metri quadrati o che vengono demoliti e ricostruiti. Il Decreto Rinnovabili (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE), il cui obiettivo è raggiungere il 50% di produzione da fonti rinnovabili entro il 2017, riguarda da vicino anche gli impianti fotovoltaici. Nel caso di installazione di pannelli fotovoltaici, infatti, la normativa prevede l'installazione di sistemi dimensionati in modo proporzionale alla superficie residenziale alla quale si riferiscono, seguendo parametri variabili in base ai seguenti archi temporali:

  • 1 kW ogni 80 mq per progetti presentati entro il 31 dicembre 2013;
  • 1 kW ogni 65 mq per progetti presentati dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;
  • 1 kW ogni 50 mq per progetti presentati dopo il primo gennaio 2017.
Pur avendo la Legge valore nazionale, le Regioni e le Provincie possono alzare l'asticella, incrementando verso l'alto i minimi.

La tecnologia PCM

Quella del PCM (Phase Change Material) è una tecnologia quasi inedita nel nostro Paese, ma già utilizzata in alcuni casi di successo in Germania, Svizzera e Austria. Applicata ai vetri delle finestre è una soluzione in grado di migliorare e potenziare l'apporto solare passivo, immagazzinando nella finestra parte dell'energia ricevuta, che viene rilasciata lentamente nell'ambiente interno grazie a un vero e proprio effetto spugna. Come funziona? Il sistema solare passivo è costituito da una componente trasparente a triplo vetro con interposto, nel primo strato, un pannello riflettore prismatico che funge da selettore naturale dell'irraggiamento in base all'angolo di incidenza, ottimizzandolo a seconda delle stagioni. Nello strato più interno avviene l'accumulo energetico, grazie al lavoro dei sali idrati posti in contenitori di polixarbonato, che garantisce una capacità termica pari a quella di un muro dello spessore di 20 cm. I cristalli, infatti, si sciolgono quando vengono colpiti dal Sole, per poi ricristallizzarsi lentamente nelle ore non irraggiate, cedendo in tal modo calore. Il sistema consente in tal modo di utilizzare la capacità termica del calore latente per distribuire l'apporto energetico diurno alla notte e ai giorni successivi. Attraverso il componente di spessore pari a 8 cm passa, a seconda delle stagioni (per effetto del selettore prismatico) fino al 40% dell'energia in inverno e solo il 22% in estate. I materiali che contengono i Pcm possono essere diversi: cartongesso, legno, intonaco, plexiglas, e possono essere applicati anche in soluzioni impiantistiche, quali riscaldamento, raffrescamento, collettori solari e scambiatori di calore. Sono materiali termoregolanti che ottimizzano le fluttuazioni giornaliere della temperatura attraverso la riduzione dei picchi di calore interni, consentendo un effettivo risparmio energetico e di climatizzazione dell’ambiente. Le caratteristiche e i requisiti dei Pcm sono costituiti da una temperatura di fusione a 25°, elevato calore di transizione di fase (liquidazione/solidificazione), non tossicità, corrosività e igroscopicità; il composto organico può essere la paraffina, o semplicemente la cera, sottoprodotti della raffinazione del petrolio o Sali idrati (composti inorganici).

mercoledì 21 novembre 2012

Non è più possibile autocertificare la classe energetica del proprio immobile

In materia di certificazione energetica degli edifici, al proprietario dell'immobile che non voleva imbarcarsi in consulenze tecniche da parte di professionisti abilitati, restava una chance. Poteva, infatti, ricorrere all'autocertificazione, ossia ad un'autodichiarazione in cui attestava che l'immobile apparteneva alla classe più bassa, la "G". Tutto questo a rigor di legge, e in particolare in riferimento al Decreto Ministeriale del 26 giugno 2009. Ma ora le cose cambiano e non sarà più possibile autocertificare: l'Italia è stata richiamata dalla Corte di Giustizia Europea per l'incompleto recepimento della direttiva 2002/91/CE. Quello che non piace alla Commissione europea è che la legge italiana, consentendo ai proprietari l'autocertificazione del rendimento energetico dell'immobile, priva i nuovi acquirenti delle informazioni necessarie per conoscere il rendimento energetico dell'immobile oggetto di compravendita o di affitto, e dunque non gli consente di migliorarlo. Pertanto, se dovete vendere o affittare il vostro immobile, che vi piaccia o no, non avete altra strada: occorre chiamare un tecnico abilitato che, dopo aver espletato le analisi del caso, assegnerà una classe energetica alla vostra abitazione e vi indicherà le azioni correttive da intraprendere al fine di migliorare le performance. Ricordiamo che alcuni edifici sono esentati dall'obbligo di certificazione energetica. Si tratta di box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi e altri edifici a questi equiparabili, nonché ruderi e immobili venduti nello stato di "scheletro strutturale".

martedì 20 novembre 2012

Le detrazioni fiscali del 55% sono state prorogate fino al 30 giugno 2013

Mentre l'UE ha definitivamente approvato la nuova direttiva sull'efficienza energetica che chiede agli stati membri di risparmiare energia fissando obiettivi nazionali e prevedendo un piano d'azione per l'efficienza energetica da presentare ogni tre anni (nel 2014, nel 2017 e nel 2020), il Decreto Sviluppo - per lo meno per quanto riguarda gli interventi di riqualificazione energetica di un immobile e le ritrutturazioni edilizie - è stato meno severo di quanto si potesse pensare inizialmente. Infatti, non soltanto le detrazioni resteranno in vigore fino al 30 giugno 2013, ma quello che non cambia rispetto al passato è l'aliquota. Pertanto, se pensavate di avere a disposizione non più di un altro mese per usufruire del bonus energetico (la scadenza del 55% era infatti prevista per il 31 dicembre 2012), tranquillizzatevi. Avete a disposizione ancora un semestre per prendere tutte le decisioni del caso.

Ma andiamo con ordine, perché la questione in realtà è stata un vero e proprio colpo di scena, che ha preso forma in un turbinio di fughe di notizie e di smentite, che da un certo punto di vista hanno solo contribuito a creare confusione. In questo caos, la notizia più accreditata girata nei mesi scorsi era che il 55% avrebbe dovuto cessare alla fine di dicembre 2012, per lasciare il posto a una detrazione meno consistente pari al 50%. Questa notizia, è bene precisarlo, non era frutto dell'immaginazione di nessuno, ma era esattamente quello che era stato riportato fino all'ultimo momento precedente l'approvazione dal cosiddetto decreto crescita. Poi il colpo di scena. A proposito di decreto crescita, ricordiamo che il Decreto Legge 22 giugno 2012 numero 83 è intervenuto sia sulle detrazioni per il risparmio energetico (ossia il 55%), sia su quelle per le ristrutturazioni edilizie (il cosiddetto 36%). Per quest'ultimo va detto che il Governo è stato particolarmente generoso: la novità che è bene tenere a mente, infatti, è che dall'entrata in vigore del decreto, e cioè dal 26 giugno scorso, la percentuale del 36% per le ristrutturazioni è stata aumentata al 50%. Non solo. L'importo massimo detraibile per ogni unità abitativa è salito da 48.000 a 96.000 euro. Il tutto fino al 30 giugno 2013. A proposito di ristrutturazioni, ricordiamo che l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato la nuova guida sulle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, aggiornata ad agosto 2012. Gli aggiornamenti si sono chiaramente resi necessari a seguito dell'innalzamento della percentuale detraibile; a tal proposito ricordiamo anche che le nuove percentuali e i nuovi limiti di spesa sono validi per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 (data di entrata in vigore del decreto) al 30 giugno 2013.

Tornando al risparmio energetico e chiarita l'entità dell'aliquota, è bene sapere che le disposizioni del decreto sviluppo si applicano anche alle spese per interventi di sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria. Per il resto, rispetto al passato non cambia nulla: la detrazione spettante è ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Inoltre, dice il decreto, "si applicano, per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 24, della legge 24 dicembre 2007, numero 244, e successive modificazioni, e all'articolo 29, comma 6, del decreto legge 29 novembre 2008, numero 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, numero 2". Il che significa, tradotto in parole povere, che dal punto di vista burocratico non vi sono novità rispetto al passato. Pertanto, restano valide le modalità di trasmissione della documentazione ad ENEA e restano validi i documenti che sono sempre stati prodotti per situazioni di questo tipo. 

lunedì 19 novembre 2012

Guida all'installazione di un impianto solare termico dal punto di vista burocratico

Finora l'assenza di un sistema di incentivazione strutturato simile al Conto Energia per gli impianti fotovoltaici, fa sì che installare un impianto solare termico sia molto più semplice, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti burocratici. Ciò non toglie che per lanciare una volta per tutte la diffusione degli impianti solari termici, gi incentivi non solo sono auspicabili, ma anche doverosi. É evidente che il ritardo con cui il nostro Paese ha provveduto a sviluppare il settore termico è dovuto principalmente agli incentivi elettrici che sono da sempre troppo sbilanciati rispetto a quelli destinati alle fonti rinnovabili termiche e all'efficienza energetica. A sottolineare che si tratta di una falla a livello globale e non solo italiana ci ha pensato l'International Energy Agency, secondo cui è fondamentale introdurre degli incentivi economici basati sulla competitività delle singole tecnologie, basati su tariffe incentivanti e su sussidi e incentivi ai clienti finali. Gli incentivi, inoltre, dovrebbero essere indipendenti dalle procedure di finanziamento statale per evitare che l'improvviso ritiro degli incentivi destabilizzi il mercato.

L'installazione di un impianto solare termico parte con un'analisi tecnico-economica, effettuata da una ditta specializzata, che serve a spiegare quanto tempo occorre per recuperare l'investimento iniziale e iniziare a guadagnare con il nuovo impianto. Fatto il preventivo, se ritenuto idoneo, inizia la trafila burocratica per dare il via ai lavori di installazione dell'impianto. Ogni Comune ha le sue regole e dunque è bene affidarsi a chi sa già come muoversi tra gli sportelli comunali e gli uffici tecnici. La soluzione migliore in tal senso è quella di affidarsi completamente ad una ditta che fornisce il servizio di installazione tutto compreso, detto anche "chiavi in mano". In molti casi ci si può imbattere in imprese che seguono anche l'accesso agli incentivi: per ora si parla di detrazioni fiscali e finanziamenti in conto capitale, il che già comporta varia documentazione da produrre e spedire all'Enea o all'istituto di credito prescelto. 

Detto ciò, ricordate che il momento più delicato anche dal punto di vista burocratico è l'installazione vera e propria. In questa fase, infatti, è obbligatorio osservare la normativa in materia edilizia, che per l'installazione degli impianti su edifici esistenti può richiedere, a seconda dei casi, tre diversi atti amministrativi: la concessione lavori, l'autorizzazione ai lavori, o la DIA (Dichiarazione di Inizio Attività). Quest'ultimo non soltanto è il più soft, ma è anche quello che viene richiesto nella stragrande maggioranza dei casi. Con la DIA, di fatto, si comunica all'ente locale che si intende eseguire un determinato lavoro (in questo caso l'installazione dell'impianto solare termico) e si specifica che non vi sono contrasti con le leggi vigenti in materia di vincoli storico-artistici, paesaggistico-ambientali e di sicurezza.

Un altro aspetto che è bene considerare al momento della firma del contratto, è ciò che riguarda l'attività manutentiva e il monitoraggio periodico del corretto funzionamento dell'impianto installato. Molte aziende fanno sottoscrivere al committente un contratto di manutenzione che dura un tot di anni. Se non vi chiedono uno sproposito, vi consigliamo senz'altro di aderire. Infine, non dimenticate che al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciarvi una dichiarazione di conformità che attesti che l'impianto è stato realizzato nel rispetto delle norme vigenti. Non solo. Alla dichiarazione di conformità - che deve essere sottoscritta dal titolare o dal legale rappresentante dell'impresa installatrice - deve essere anche allegata la copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali, la relazione contenente la descrizione della tipologia dei materiali impegnati nonché, se previsto, il progetto. 

Non dimenticate di chiedere anche la garanzia. A tal fine è bene farsi spiegare in maniera esaustiva cosa occorre fare in caso di necessità (fatevi dare almeno un numero di telefono da chiamare in caso di guasto) e farsi spiegare in maniera inequivocabile cosa è coperto dalla garanzia e cosa non lo è. É chiaro che poi, a parte le parole, tutto dovrà essere messo nero su bianco. In termini generali, vi ricordiamo che le garanzie sono valide a patto che l'impianto sia stato installato secondo la normativa vigente e secondo le regole indicate dal libretto d'uso e manutenzione. Non solo. Per far si che la garanzia sia valida, l'impianto deve essere installato da personale specializzato ed in possesso dei requisiti di legge. Inutile dire che la garanzia perderà la sua validità nel caso in cui si faccia un uso improprio dell'impianto e nei casi in cui il proprietario dell'impianto sia negligente e inosservante delle più comuni regole di manutenzione. Altresì, non vi sarà riconosciuta alcuna garanzia, nel caso in cui l'impianto venga danneggiato da personale non autorizzato o nel caso in cui vengano utilizzati ricambi non originali. Ecco un altro buon motivo per sottoscrivere un contratto di manutenzione.

sabato 17 novembre 2012

Guida per accedere agli incentivi del quinto conto energia

Per accedere agli incentivi del quinto conto energia per prima cosa occorre aver ben chiara una scadenza: la richiesta al GSE deve essere inviata entro 15 giorni dalla data di entrata in esercizio dell'impianto. E per farlo esiste soltanto una strada: FTV-SR, l'applicazione web messa a punto dal GSE. Per renderla fruibile da tutti gli utenti, lo stesso GSE ha pubblicato la "Guida all'utilizzo dell'applicazione web FTV-SR": vi consigliamo di scaricarla e di tenerla sempre a portata di mano, ma allo stesso tempo vi diamo alcune dritte per iniziare a concludere l'operazione senza incorrere in errori o cattive sorprese. 

Per cominciare, vi occorre un computer e una connessione ADSL: tenete conto che i browser supportati da FTV-SR sono Microsoft Internet Explorer 7.x o superiori, Mozilla Firefox 3.x o superiori, Google Chrome. Andando alla pagina web https://applicazioni.gse.it, potrete registrarvi al portale informatico del GSE (GWA - Gestione Web Access) e iniziare a prendere confidenza con le procedure. Si tenga conto che la procedura prevede per lo più l'inserimento dei dati anagrafici del soggetto responsabile dell'impianto, che è bene tenere a portata di mano soprattutto nel caso si effettui la registrazione a nome di un'altra persona. Una volta terminata la registrazione, il portale invierà, sulla casella di posta elettronica indicata, le credenziali necessarie (UserID e password) per accedere al sistema informatico del GSE. Con queste, si potrà iniziare a utilizzare FTV-SR e si potrà finalmente accedere alle sue diverse funzionalità: iscrizione al registro per impianti non in esercizio; iscrizione al registro per impianti in esercizio; comunicazione dell'entrata in esercizio per impianti inizialmente iscritti non in esercizio; invio richiesta di incentivazione per l'accesso diretto di impianti già in esercizio; visualizzazione e modifica della richiesta inviata (o in fase di compilazione) al GSE; visualizzazione delle comunicazioni dal GSE (fatture, ricevute di invio richiesta, eccetera); gestione delle modalità di comunicazione con il GSE (PEC, Raccomandara A/R). 

Per richiedere gli incentivi, occorre selezionare il pulsante "Accedi al V Conto Energia"; una volta entrati nella home page, potrete prendere visione della nota informativa e, soprattutto, potrete accedere al menù principale. A questo punto occorre cliccare su "Inserimento richiesta" e dunque procedere selezionando l'opzione che fa al caso vostro: nuova costruzione (cioè l'impianto è totalmente nuovo), nuova sezione (per gli impianti multi sezione, e nel caso in cui la prima sezione sia stata già censita nel sistema), potenziamento (attraverso questa funzionalità è possibile inserire una nuova richiesta d'incentivazione per il potenziamento di un impianto entrato in esercizio da almeno 3 anni) e, infine, rifacimento totale: attraverso questa funzionalità è possibile inserire una nuova richiesta di incentivazione per il rifacimento totale di un impianto entrato in esercizio da almeno 20 anni.

Per accedere alla tariffa bisognerà procedere in maniera diversa a seconda che l'impianto debba o non debba essere iscritto al registro. Nel primo caso occorre per prima cosa seguire l'iter di iscrizione al registro (si veda, per maggiori dettagli, il documento redatto dal GSE "Regole applicative per l'iscrizione ai registri e per l'accesso alle tariffe incentivanti"). A tal proposito, si ricorda che l'iscrizione al registro non dà diritto all'incentivo, ma è il GSE che, sulla base di specifici criteri stabiliti dal Decreto 5 luglio 2012, forma la graduatoria degli impianti rientranti nei limiti di costo stabiliti dal decreto stesso. Per gli impianti ad accesso diretto, invece, occorre selezionare dal menù "Inserimento Richiesta" una delle voci disponibili (Nuova Costruzione, Nuova Sezione, Potenziamento, Rifacimento Totale) e dunque completare una serie di schede: dati preliminari; costi di istruttoria; dati di impianto; modalità di comunicazione; dati scheda tecnica; corrispondenza; dati bancari; dati rappresentante legale; allegati; invia richiesta al GSE. Un consiglio: man mano che inserite le diverse informazioni, ricordatevi sempre di cliccare sul pulsante "salvataggio dei dati" presente nelle varie sezioni.

Per compilare correttamente e velocemente tutti questi campi, è bene tenere sotto mano i dati tecnici dell'impianto (ubicazione, potenza, modalità di connessione alla rete, eccetera), i dati anagrafici del responsabile dell'impianto, i dati bancari (IBAN) e qualche altra informazione (per esempio la classe energetica dell'edificio su cui è ubicato l'impianto). Vi ricordiamo che nella sezione "Allegati" dovrete caricare una serie di documenti: prima di procedere, pertanto, vi consigliamo di salvare sul vostro pc 5 foto dell'impianto, la scansione di un documento di identità del soggetto responsabile dell'impianto, gli elaborati grafici dell'impianto. 

Una volta che tutte le schede saranno state correttamente completate (il sistema dà un'indicazione iconografica dello stato di completamento), potrete inviare la vostra richiesta (vi verrà data una ricevuta di invio da conservare). A questo punto i dati non sono più modificabili e dunque non resta che aspettare la risposta del GSE. A proposito: non dimenticate che esistono solo due modalità di comunicazione. La posta elettronica certificata (la cosiddetta PEC, e dunque non un indirizzo e-mail generico) e la posta raccomandata: scegliete quella che vi sembra più comoda.

giovedì 15 novembre 2012

Con il quinto conto energia conviene autoconsumare?

Con il quinto conto energia conviene autoconsumare? La risposta è sì. Non importa che l'impianto sia installato al Nord, al Centro o al Sud. Conti alla mano, con il Quinto Conto Energia e un impianto fotovoltaico da 20 kW, consumare il 60% dell'energia prodotta, comporta, in 25 anni, un guadagno maggiore rispetto a un autoconsumo del 30%. Il regionamento parte dalla considerazione che, come ormai è noto, il Quinto Conto Energia prevede due tariffe incentivanti: la tariffa omnicomprensiva - e cioè quella che viene applicata all'energia immessa in rete - e il premio per l'autoconsumo - quello che viene applicato all'energia autoconsumata. Sebbene i risultati cambino a seconda della zona geografica in cui è installato l'impianto, in generale i numeri dimostrano che conviene consumare il più possibile l'energia prodotta. Prendiamo, ad esempio, un impianto fotovoltaico di 20 kWp, installato su un edificio a Milano. Si consideri per tale impianto, un costo di circa 2500 euro per ogni kW installato. L'impianto, pertanto, è costato 50.000 euro. Considerando l'esposizione e l'andamento climatico del luogo, la produzione stimata per 20 anni, espressa in kW, è di 20333 euro. Ora, se si considera di autoconsumare solo il 30% dell'energia prodotta per un periodo di 25 anni, il risparmio per il mancato esborso per l'acquisto di energia (il risparmio in bolletta, per intenderci) sarà di 39222 euro. La tariffa omnicomprensiva erogata per 20 anni, invece, darà un guadagno di 61487 euro. A questa vanno aggiunti i 16348 euro dovuti al premio autoconsumo. I numeri cambiano (notevolmente) se si decide di raddoppiare la quota di autoconsumo e dunque di passare dal 30% al 60% (l'impianto resta identico!). Il risparmio in bolletta, in questo caso, sarà pari a 78443 euro, il guadagno per la omnicomprensiva scenderà a 35136 euro e il premio per l'autoconsumo aumenterà fino a 32696 euro. In altri termini, in caso di autoconsumo pari al 30% dell'energia prodotta, si rientra dell'investimento dell'impianto in 11 anni. In 25 anni, il guadagno netto attualizzato è di circa 38000 euro. In caso di autoconsumo pari al 60% dell'energia prodotta, il tempo di rientro è di 10 anni (dunque non cambia di molto), ma il guadagno netto in 25 anni arriva fino a 63000 euro, il che significa 25000 euro in più rispetto alle condizioni di prima.

martedì 13 novembre 2012

Analisi tecnico-economica riguardante l'installazione di un impianto fotovoltaico

Per non lasciare nulla al caso, è bene conoscere i fattori che entrano in gioco nell'analisi tecnico-economica riguardante l'installazione di un impianto fotovoltaico: solo in questo modo, infatti, si potrà capire se l'impianto è economicamente vantaggioso. Per stendere un business plan a regola d'arte, si devono calcolare sia i profitti generati dall'impianto (e cioè le entrate generate dal Conto Energia) sia i costi (e cioè le spese sostenute per realizzare l'impianto). Per prima cosa, dunque, occorre familiarizzare con i dati tecnici dell'impianto, ossia la Potenza installata e la Producibilità netta. Quest'ultima, con l'ausilio del "Sistema informazioni geografiche per il fotovoltaico", "mappe interattive" del Centro di Ricerca della Commissione Europea di Ispra, si ricava in base ad alcuni aspetti e cioè è funzione del sito d'installazione, dell'orientamento dei moduli e della loro inclinazione. Dopo di che occorre considerare i fattori che determinano la riduzione del rendimento dell'impianto, come la perdita di producibilità annua dovuta al progressivo decadimento della resa dei moduli. Per calcolare i profitti, non si deve far altro che calcolare l'energia elettrica (kWh) prodotta dall'impianto fotovoltaico e dunque moltiplicarla per la tariffa incentivante che verrà riconosciuta dal GSE all'entrata in esercizio. Ottenuto il profitto, si passa al calcolo delle spese che devono essere sostenute per portare a termine l'investimento. Le voci da considerare vanno dalle spese vive dell'impianto (moduli, inverter, installazione e progettazione) alle spese che riguardano la tutela del rendimento energetico (manutenzione, sorveglianza e pulizia), fino alle eventuali spese accessorie (costo del denaro, affitto, gestione e assicurazione). Un'altra voce rilevante del business plan è l'eventuale finanziamento dell'impianto. Tale operazione, infatti, ha l'effetto di dilazionare nel tempo i costi, riducendo però sensibilmente il profitto netto complessivo per i 20 anni di incentivazione. L'ultima voce necessaria: il regime di esercizio dell'impianto. In altri termini, occorre decidere se l'energia prodotta verrà ceduta o scambiata con quella che viene già utilizzata nel sito di installazione.

Consigli utili per far funzionare bene un impianto fotovoltaico

Un impianto fotovoltaico ben progettato ha bisogno di una minima manutenzione ordinaria, dalla quale però non si può prescindere. Un'attenzione particolare deve essere posta allo stato della parte elettrica e di conduzione, specialmente dopo i primi dieci anni trascorsi dall'installazione. Ossidazioni nei contatti, specialmente quelli esposti agli agenti atmosferici, e verifica dello stato dei cavi elettrici sono elementi da tenere sempre sotto stretto controllo. Non solo. Deve essere anche programmata un'attività di verifica delle condizioni d'esercizio tesa a prevenire danni causati da possibili eventi straordinari. Il controllo della bulloneria di fissaggio, per esempio, è importante per prevenire danni causati da forti venti o da un accumulo di neve. Un altro aspetto fondamentale è la pulizia dei moduli fotovoltaici. A tal proposito, si tenga conto che l'impianto andrebbe lavato una volta l'anno, in modo da eliminare l'eventuale presenza di polvere che potrebbe diminuire di qualche punto percentuale la produzione elettrica dell'impianto. Si tratta di un'operazione necessaria soprattutto per gli impianti realizzati in luoghi particolarmente polverosi, oppure dopo una pioggia particolarmente carica di sabbia desertica. Dal punto di vista economico, la manutenzione ordinaria non deve preoccupare: ha un'incidenza che si può stimare intorno allo 0,05% del costo dell'impianto. Anche la manutenzione straordinaria non incide particolarmente (circa il 3% del costo dell'impianto) e consiste nella revisione degli inverter, che tra l'altro sono normalmente coperti da una garanzia biennale. Tali interventi si rendono necessari intorno al decimo anno. Per quanto riguarda il rilevamento delle anomalie di un impianto fotovoltaico, risulta strategico il sistema di telecontrollo, attraverso il quale si possono evidenziare, anche a distanza, sia anomalie parziali - per esempio il malfunzionamento di una stringa o di un inverter - sia l'interruzione dell'allacciamento alla rete, dovuta, per esempio, a un fulmine. Cosa che se avviene durante una pausa estiva, quando la casa è disabitata, può compromettere la redditività dell'impianto, poiché alla mancata produzione elettrica corrisponde un mancato introito economico.

sabato 10 novembre 2012

Nel nuovo Conto Energia Termico sono previsti 900 milioni di finanziamenti annui per famiglie e pubbliche amministrazioni

Il nuovo Conto Energia Termico promette bene fin dalla stesura dello schema di decreto ministeriale varato dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania. Tra i tanti provvedimenti previsti, infatti, ve n'è uno di sicuro interesse per tutti i nuclei familiari che abbiano interesse a dotare la propria abitazione di un dispositivo che sia in grado di produrre energia termica sfruttando le fonti rinnovabili. Per l'efficienza energetica, infatti, è previsto lo stanziamento di finanziamenti pari a 900 milioni di euro l'anno che, nei primi due anni, serviranno a coprire circa il 40% dell'impegno di spesa totale. Il nuovo sistema incentivante appena varato promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. In termini di costi i vantaggi sono immediatamente misurabili. Per l'acquisto di una stufa a pellet da 22 kW, ad esempio, del costo di circa 4000 euro, sono previsti incentivi pari a circa 1392 euro in due anni, circostanza, questa, che di fatto riduce l'investimento a 2608 euro. Un impianto solare termico con un costo di 3600 euro, potrebbe venire a costare 2240 euro, ottenendo un risparmio di 1360 euro. Infine, e sempre a titolo esemplificativo, un impianto con pompa di calore da 24 kW, del costo di circa 6500 euro, gioverebbe di un'agevolazione pari a circa 2772 euro, venendo a costare, alla fine, 3728 euro. Queste cifre sono ovviamente molto variabili in finzione alla zona climatica di appartenenza ed alla metratura dell'appartamento, ma danno comunque un'idea di quanto possa essere vantaggioso questo provvedimento che ora passerà all’esame della Conferenza Unificata. Di seguito potrete consultare, stampare o scaricare il testo integrale del Decreto ministeriale sul Conto energia termico e l'efficienza energetica.
Decreto ministeriale sul Conto energia termico e l’efficienza energetica

venerdì 9 novembre 2012

Coperture shed per l'installazione dei moduli fotovoltaici

Oggi parliamo di un'innovatica tecnica di lavorazione del metallo, sviluppata dall'azienda Alubel, grazie alla quale è possibile realizzare coperture shed per strutture di tipo a "Y" con inclinazione ottimale per l'installazione dei moduli fotovoltaici. Molto presenti su tutto il territorio nazionale, le strutture ad Y sono solitamente impiegate nell'edilizia industriale e le loro coperture, in passato, venivano realizzate con lastre curve in fibrocemento-amianto con raggi di curvatura da 3 a 6 metri. Sfruttando le enormi competenze acquisite nella lavorazione dei metalli, l'azienda di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia) ha messo a punto una particolare tecnica di curvatura delle lastre, chiamata "deformazione controllata", che consente di creare shed con materiali dal ridotto impatto ambientale. Tale tecnica prevede che le lastre, una volta terminata la fase di profilatura, vengano sottoposte a piegatura con un sistema di inclinazione a un'unica impronta, con angolo che può variare sulla base delle esigenze del progetto. Questa lavorazione, impiegata dall'azienda per la copertura dei classici shed, si è rivelata una soluzione ottimale anche per l'installazione degli impianti fotovoltaici, in quanto consente di modificare la morfologia della copertura in modo da creare un orientamento che ottimizza il rendimento dei pannelli solari. Le soluzioni di Alubel dedicate al settore fotovoltaico non sono limitate alle costruzioni industriali. Per applicazioni nell'edilizia civile è stato sviluppato Isocoppo FV, una copertura metallica stampata a forma di coppo dotata di un sistema di ancoraggio adattabile a ogni tipologia di modulo fotovoltaico. Il montaggio del sistema è facile e veloce: una volta realizzata la copertura, basta posizionare le staffe di fissaggio installandole in aderenza alla lastra Isocoppo, rispettando la corretta posizione suggerita dalla sagoma stessa della staffa. Accanto alla rapidità di montaggio, altri vantaggi garantiti dal sistema, che può essere installato anche in un momento diverso dalla posa della copertura, sono la creazione di uno spazio utile per il passaggio dei cavi, una superficie per la ventilazione del sotto modulo e la separazione funzionale tra sistema tetto e impianto.

martedì 30 ottobre 2012

Quali sono i test che devono superare i moduli fotovoltaici prima di essere messi in commercio?

É fondamentale, in un mercato come quello attuale in cui l'offerta è ampia e differenziata, che il modulo fotovoltaico che intendiamo utilizzare per il nostro impianto sia accompagnato da tutta una serie di certificazioni che ne attestino la qualità nel tempo. Tra queste certificazioni alcune hanno carattere mandatorio. Come per esempio la IEC 61215 ("Moduli fotovoltaici in silicio cristallino per applicazioni terrestri. Qualifica del progetto e omologazione del tipo"), che accerta la qualità di un modulo fotovoltaico sull'esame di parametri di invecchiamento e usura, verificati mediante test specifici in cui il modulo viene sottoposto a diverse condizioni ambientali ricreate artificialmente. Oppure come la IEC 61730 ("Qualificazione per la sicurezza dei moduli fotovoltaici (FV)"), che definisce i parametri di sicurezza per i moduli fotovoltaici (requisiti minimi per materiali, componenti e aspetti progettuali) e la loro conformità ai criteri generali di sicurezza dopo esser stati sottoposti a stress meccanici esterni. Altre certificazioni garantiscono che il prodotto che andremo a utilizzare sia performante, secondo parametri dichiarati a priori, anche in condizioni di operatività che potremmo, in alcuni casi, definire estreme. L'importanza di questo corredo di certificazioni, lungi dall'avere un carattere meramente formale, diventa sostanziale alla luce di considerazioni di carattere tecnico-commerciale e assume una valenza discriminante nel delicatissimo processo di progettazione dell'impianto fotovoltaico stesso. Tra i test che vengono effettuati in accordo alla IEC 61215, alcuni caratterizzano il modulo fotovoltaico relativamente alle diverse condizioni di operatività quali la misura dei coefficienti di temperatura, della temperatura NOCT, le performance in condizioni standard (STC: irraggiamento pari a 1000 W/mq, temperatura del modulo di 25° C, AM=1,5) e NOCT, la misura della potenza massima, mentre altri, come per esempio il caldo umido (DH), il freddo umido (HF), i cicli termici (TC), l'esposizione ai raggi UV, ne mostrano il comportamento in condizioni ambientali estreme al fine di prevedere il modo in cui il modulo fotovoltaico invecchierà nei 25 anni della sua vita operativa, e altri ancora si focalizzano su questioni di sicurezza come per esempio la misura dell'isolamento, delle correnti di perdita, della robustezza dei terminali, della resistenza agli "hot spot" o il test dei diodi di bypass. Alla fine di questi test i moduli fotovoltaici non dovranno presentare segni chiari di danneggiamento e la loro potenza in uscita sarà diminuita di un valore prossimo allo zero rispetto al valore iniziale.

giovedì 18 ottobre 2012

Lavare i moduli fotovoltaici con acqua demineralizzata grazie ad un impianto ad osmosi inversa

La Innova di Bareggio (Milano) propone un impianto mobile per il lavaggio dei moduli fotovoltaici che si basa sull'impiego di acqua demineralizzata. Un impianto a osmosi inversa autotrasportato produce l'acqua per la pulizia, purissima, molto più efficace rispetto a quella semplicemente addolcita che, comunque, lascia sempre qualche residuo di sale sulle superfici delle vetrate. L'acqua demineralizzata viene poi accumulata dentro un serbatoio collocato dentro l'automezzo impiegato, oppure all'esterno, a seconda dei casi, e viene rilanciata da una pompa a 3 bar di pressione a una o più spazzole, maneggiate da uno o più operatori addetti al lavaggio. Nel caso di pannelli molto sporchi viene impiegato anche uno specifico detergente diluito nell'acqua demineralizzata. Innova sta sviluppando, per i grandi parchi fotovoltaici a terra, uno specifico automezzo con un'autobotte a bordo da 6-10 metri cubi e un braccio idraulico mobile, che sostiene una grande spazzola rotante per lavare fino a 10 moduli contemporaneamente in meno di un minuto. L'equipaggio previsto per il funzionamento è di uno o due addetti. Attualmente è in fase di sviluppo anche un piccolo trattore che traina un'autobotte con acqua demineralizzata di piccole dimensioni, per passare tra i filari dei pannelli solari messi a terra.

lunedì 15 ottobre 2012

Nuovi test di resistenza dei moduli fotovoltaici all'ammoniaca e alla corrosione

In aggiunta ai controlli di routine che vengono effettuati obbligatoriamente sui moduli fotovoltaici, vari enti certificatori indipendenti, in accordo con le nuove IEC 61701:2011, hanno introdotto il "Salt Mist Corrosion Testing" e l'"Ammonia Corrosion Testing" (rispettivamente si tratta del test anticorrosione e del test antiammoniaca). 

Il primo verifica la resistenza dei moduli fotovoltaici per impianti installati in aree costiere, o comunque situati in prossimità del mare ed esposti all'ambiente salino per la maggior parte del loro ciclo di vita operativa: in queste condizioni i moduli possono essere facilmente danneggiati da nebulizzazioni di acqua salata, o dalla salsedine, per effetto del sale depositato sulla superficie dei pannelli che, anche se ormai secco, può essere riattivato dalla pioggia o dall'umidità e compromettere seriamente la durata stessa nel tempo dei moduli. Riproducendo in laboratorio l'effetto "nebbia salina", l'ente certificatore attesta l'efficienza o meno dei prodotti fotovoltaici in tali condizioni: il test di corrosione ha una durata di circa 30 giorni e prevede quattro fasi di verifica. Durante ciascuna di esse i moduli vengono spruzzati per due ore con una soluzione di cloruro di sodio al 5%, successivamente vengono esposti per 7 giorni a una temperatura di 35 gradi Celsius e a un tasso di umidità dell'85%. L'intera procedura viene ripetuta per quattro volte in ciascuna fase di test successiva, riuscendo a simulare gli effetti reali della corrosione salina durante l'intero ciclo operativo dei moduli fotovoltaici. Trascorso il tempo di riposo, i moduli vengono ripuliti e viene immediatamente verificata la tensione a circuito aperto, la corrente di corto circuito e ogni eventuale calo nella potenza: solo i moduli con un rivestimento protettivo uniforme e di qualità riescono a resistere alla corrosione salina.

Il secondo test, invece, si rende necessario per verificare l'idoneità dei moduli all'installazione su edifici agricoli al fine di scongiurare l'eventuale insorgenza di problemi strutturali e di performance a seguito di esposizione prolungata all'ammoniaca: all'interno di un impianto fotovoltaico sul tetto di un capannone agricolo, infatti, i moduli possono essere esposti ad alti livelli di ammoniaca e altri agenti alcalini, soprattutto se collocati vicino al sistema di aerazione che estrae l'aria proveniente dalle stalle. In presenza di un alto tasso di umidità, il condensato acido che ne deriva mette a rischio l'integrità stessa dei moduli fotovoltaici con conseguente riduzione della produzione. Sebbene non esista ancora un preciso standard internazionale per i test di resistenza all'ammoniaca, in alcuni casi si è sviluppato un approccio valutativo tra i più severi al mondo: il "Test di resistenza alla corrosione da ammoniaca per moduli fotovoltaici" (2PfG 1917/05.11 corrispondente all'IEC 62716 Progetto C). Durante i test viene utilizzata una concentrazione di ammoniaca 8 volte superiore ai livelli usati in test simili, pari a 6.667 ppm. L'ambiente altamente alcalino viene creato utilizzando cloruro di ammonio. Posti in una camera di prova per 20 giorni, i moduli fotovoltaici sono soggetti a temperature tra 23 e 60 gradi Centigradi e a tassi di umidità compresi tra il 75% e il 100%.

venerdì 12 ottobre 2012

Perché scegliere un microinverter al posto di uno tradizionale?

Il microinverter è un dispositivo elettronico che sostituisce totalmente gli inverter tradizionali. All'atto dell'installazione in cantiere, esso viene collegato alla struttura di fissaggio dei moduli fotovoltaici e opera la conversione della corrente, da continua ad alternata, in modalità digitale, subito in uscita dal modulo stesso. Un impianto di questo genere è quindi tutto già in corrente alternata, similmente a un normale impianto elettrico. Indipendentemente dalle dimensioni o dalla potenza, l'impianto fotovoltaico a microinverter ha sempre lo schema di una semplice spina di pesce, costituita da una dorsale principale nella quale confluiscono, collegate in parallelo, tutte le diramazioni che vi portano la corrente alternata proveniente dai moduli del campo fotovoltaico, ciascuno dei quali lavora in perfetta integrazione con il suo microinverter. La dorsale è composta da uno o più cavi di adeguata sezione e portata, che progettisti e installatori scelgono sul mercato a loro piacimento e posizionano con la massima flessibilità in base alle esigenze del sito e all'ottimizzazione complessiva. Le diramazioni, cioè i cavi che dal microinverter portano la corrente alternata alla dorsale, sono solitamente fornite dai produttori già pronte per un'installazione rapida e senza rischi di errore. Il portfolio di Enphase Energy, uno dei maggiori produttori di microinverter presenti sul mercato, per esempio, comprende il sistema di cablaggio proprietario Engage, che è di tipo "plug and play", rispetta gli standard  per l'installazione all'aperto ed è già dotato di connettori integrati. Una singola diramazione di Engage è in grado di supportare fino a 4,4 kW monofase. Il dimensionamento esatto può essere fatto direttamente dall'installatore in cantiere, tagliando il cavo alla lunghezza desiderata senza necessità di particolari attrezzature. Il collegamento in parallelo delle diramazioni alla dorsale è anch'esso molto flessibile e non ha vincoli di posizionamento. Solitamente in quel punto si installa un sezionatore magnetotermico (di modello e dimensioni opportuni) per ulteriore protezione.

Grazie ad una struttura così essenziale, aperta e flessibile qual'è la spina di pesce, la progettazione di un impianto fotovoltaico a microinverter è notevolmente semplificata: non è necessario usare software particolari per dimensionare le stringhe; non bisogna studiare la struttura ottimale dei cablaggi in base ai molteplici vincoli e alle esigenze di sicurezza; non va adottato alcuno degli accorgimenti tecnici necessari, invece, per le elevate tensioni continue. Non sono richiesti quadri di campo o altri dispositivi. Il locale tecnico per ospitare i trasformatori, previsti dalla normativa quando si lavora in media-alta tensione, è comunque meno complesso rispetto al locale necessario per gli inverter tradizionali, ha dimensioni più contenute e non necessita di climatizzazione. Progettisti e architetti possono, inoltre, dar spazio alla loro creatività con soluzioni tecniche, compositive e, perché no, anche estetiche prima impensabili. Non sussistendo il problema della limitazione di corrente tipica dei collegamenti in serie (detta anche "effetto domino" o "effetto albero di Natale"), negli impianti a microinverter è possibile utilizzare di più e meglio le falde dei tetti e ogni altra superficie esposta, installando moduli fotovoltaici con qualunque combinazione di inclinazione e orientamento e con ampio assortimento di marca, tipo, età. Inoltre, nel momento in cui si dovesse sostituire un modulo guasto con uno nuovo e più performante, quest'ultimo lavorerebbe al massimo delle sue prestazioni. L'insieme di tali semplificazioni, da un lato si traduce in un risparmio dei tempi e dei costi di progettazione (stimato dagli operatori nell'ordine del 15%); dall'altro dà maggior garanzia di ottenere un impianto ottimale, capace di elevate prestazioni.

Anche il lavoro di cantiere risulta facilitato. Agli installatori non è richiesta la certificazione necessaria, invece, per chi opera con corrente continua. Le modalità di installazione del microinverter variano ovviamente in base al tipo di impianto. Solitamente però questo apparecchio viene fissato sui medesimi profilati metallici che supportano i moduli fotovoltaici. Nel caso, per esempio, del microinverter M215 di Enphase, lo strumento è dotato sulla parte superiore di una staffa metallica modulata, che consente di inserirlo nello spessore dei profilati e lo mantiene in posizione parallela ad essi. Il fissaggio si effettua stringendo un solo bullone, introdotto lungo un'asola appositamente sagomata a "S". I collegamenti, sia al modulo fotovoltaico (lato CC) sia al cavo Engage (lato CA), avvengono utilizzando le tre terminazioni già predisposte, con innesti che non ammettono errore. Assai semplice è anche l'operazione di installazione del gateway di comunicazione Envoy (sul quale si basa il sistema di monitoraggio), che non richiede ulteriori cablaggi.

giovedì 11 ottobre 2012

Macchine per la pulizia dei pannelli fotovoltaici

MM, società di modena con una lunga esperienza nella progettazione e realizzazione di idropulitrici e altre macchine per il lavaggio e la manutenzione del verde, ha sviluppato e realizzato una gamma di macchine per la pulizia dei pannelli fotovoltaici che sono adatte a qualsiasi tipo di impianto fotovoltaico; dal piccolo impianto su tetto, al grande parco fotovoltaico. La gamma prevede tre diverse soluzioni:

  • Hidro Pure Kart;
  • Hydro Pure Barrow;
  • HydroPure Vap.
Vediamo dettagliatamente quali sono le caratteristiche principali di queste tre macchine.

HYDRO PURE KART

É un gruppo carrellato professionale che permette il lavaggio manuale tramite spazzola fissa o con accessorio dotato di getti rotanti applicabile a lance telescopiche di varie misure. É disponibile nella versione con motore a scoppio accoppiato a una pompa a pistoni per la messa in pressione dell'acqua di lavaggio. É pensato per privati e professionisti per la pulizia di piccoli impianti fotovoltaici installati sul tetto o a terra.

HYDRO PURE BARROW

É un gruppo carrellato professionale che permette il lavaggio manuale tramite spazzola fissa o con accessorio dotato di getti rotanti applicabile a lance telescopiche di varie misure. É disponibile nelle versioni con motore elettrico o a scoppio accoppiati ad una pompa a pistoni per la messa in pressione dell'acqua di lavaggio. É stato sviluppato anche nella versione con caldaia, che consente la regolazione della temperatura dell'acqua di lavaggio. Ideale per l'utilizzo su impianti collocati su tetti, serre, pensiline, eccetera.

HYDRO PURE VAP

É una macchina polivalente concepita per la pulizia di parchi solari di medie e grandi dimensioni e con gli obiettivi primari della velocità di esecuzione, efficacia nella pulizia, basso consumo di acqua senza l'utilizzo di detergenti chimici e senza l'ausilio di azioni meccaniche sulla superficie dei pannelli stessi (spazzole, panni o simili). É estremamente flessibile e può essere utilizzata indipendentemente dalla tipologia dei moduli fotovoltaici o dalla loro collocazione. Si applica all'attacco a tre punti di qualsiasi trattore di adeguata potenza o a un altro mezzo idoneo al suo trasporto. Azionata tramite joystick con tutte le funzioni necessarie per ottenere un posizionamento ottimale sui moduli, in modo semplice e sicuro, la testa di lavaggio non è concepita in modo da evitare danni. Alloggia, infatti, una serie di sensori che, una volta posizionata, mantengono la testa a una distanza costante dall'impianto, assorbendo i movimenti generati dal veicolo in movimento e semplificando ulteriormente le operazioni dell'utilizzatore. Il gruppo di lavaggio è autonomo ed è dotato di una riserva d'acqua di 1000 litri che permette un'elevata autonomia di lavoro.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?